A Reggio la prima ’Casa Arcobaleno’ in Emilia

Ad annunciarlo il presidente di Arcigay, Nicolini: "Un luogo dove accogliere le persone vittime di discriminazioni e violenze di genere"

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di Daniele Petrone

"Apriremo a Reggio una ‘Casa Arcobaleno’, un luogo dove accogliere le persone vittime di discriminazione e violenza per il loro orientamento sessuale. Stiamo cercando due appartamenti". Ad annunciarlo è Alberto Nicolini, presidente di Arcigay Gioconda, associazione che curerà il progetto che attingerà da contributi pubblici (il Governo con un emendamento ha messo a disposizione un tesoretto di 4 milioni), ma che sta anche reperendo risorse in collaborazione con Arci, Dora Emporio Solidale e pure Ikea per la parte degli arredamenti.

Attualmente ci sono tre case di questa tipologia in tutta Italia, oltre ad altri 40 luoghi ad hoc che fungono da centri di accoglienza. A supportare il progetto anche i consiglieri comunali Dario De Lucia e Fabiana Montanari che hanno indetto una conferenza ieri mattina al Catomes Tot, la quale ha preannunciato anche la discussione in Sala del Tricolore al pomeriggio della mozione per sostenere il Ddl Zan (il parlamentare Pd che promuove la legge e che straordinariamente in prima persona ha esposto il testo ieri in Consiglio) – il 20 ottobre in discussione alla Camera – presentato da diversi esponenti del gruppo di maggioranza (come già approvato in altri Consigli Comunali come a Cavriago e Cadelbosco).

Presenti anche i consiglieri regionali Federico Amico e Roberta Mori, il consigliere comunale di Immagina Reggio, Paolo Burani e l’ex assessore Natalia Maramotti alla quale De Lucia ha fatto un plauso ("In passato ha lavorato per renderci il terreno fertile oggi, va ringraziata"). "Per la prima volta c’è un disegno di legge fatto molto bene – ha spiegato Nicolini – e che potrà contribuire alla nascita dei centri anti-violenza. Abbiamo già una lista d’attesa, c’è un forte bisogno a Reggio dove abbiamo fatto tanto, ma siamo lontani dalla città modello che vorremmo fosse. Certo, è anche una questione culturale, in Olanda dove le unioni civili sono riconosciute dall’89, ci sono mille denunce all’anno per episodi di violenza e discriminazione contro gli Lgbt. Oggi la gente in Italia non denuncia perché ha paura di non trovare sensibili le forze dell’ordine e perché manca una legge".

A fargli eco Fabiana Montanari (prima consigliera comunale lesbica dichiarata e unita civilmente, che ha recentemente partorito): "Nel 2016 in tutta Italia ci sono stati 109 episodi denunciati, nel 2019 sono saliti a 212. Per la maggior parte degli italiani l’omosessualità è una malattia (come la considerava l’Osm fino al 1990, ndr). Pensavo che Reggio fosse una città accogliente, che ci fossero pochi casi, ma parlando con gli attivisti di Arcigay, non è così e sono emersi tantissimi episodi che abbiamo scritto su uno striscione. Ecco perché dobbiamo lottare per approvare questa legge".