Reggio Emilia, Martina e Pietro vivono il loro amore in Africa

I due giovani reggiani sono partiti per la Sierra Leone: aiuteranno i bambini. "C’era il desiderio forte di affrontare insieme questa esperienza di volontariato"

Pietro Gianferrari e Martina Braglia

Pietro Gianferrari e Martina Braglia

Reggio Emilia, 26 gennaio 2020 - Sono partiti insieme per la Sierra Leone, alla scoperta di un mondo nuovo per aiutare chi è in difficoltà. Pietro Gianferrari e Martina Braglia, lui architetto libero professionista e lei ostetrica, entrambi di Reggio, sono una giovane coppia che ha deciso di intraprendere questa avventura insieme a Cuamm - Medici con l’Africa. Questa ong è impegnata in otto Paesi dell’Africa sub-Sahariana, per realizzare progetti a lungo termine in un’ottica di sviluppo, intervenendo anche in situazioni di emergenza per garantire servizi di qualità accessibili a tutti. A Bo, la città in cui vivranno Pietro e Martina, si registra attualmente il più alto tasso di mortalità materna al mondo. Lei lavorerà nell’ospedale locale, il secondo più grande della Sierra Leone, e lui si impegnerà come logista volontario. Stanno insieme da nove anni. Martina, come ci si sente affrontando un’esperienza di questo tipo? "Ogni esperienza è diversa, senza dubbio prima della partenza c’è sempre della tensione positiva. I sentimenti però sono spesso affollati, ci sono tantissime questioni da affrontare, da quelle organizzative al salutare chi ti è vicino". E’ la prima volta che vivete insieme un’esperienza così? Pietro: "Sì, e devo dire che Martina tra i due è l’esperta: io sono solo stato in Burkina Faso con un progetto di volontariato, mentre lei ha già lavorato in Kenya, Etiopia e Sud Sudan. Mi ha un po’ trascinato in questa scoperta dell’Africa e ne sono felice. Volevamo metterci in gioco insieme, uscire dalle nostre sicurezze, impegnarci per fare la differenza per qualcuno" Quando tornerete a Reggio? Pietro "Il 30 aprile, quando per entrambi scadrà il contratto di volontariato". Essere insieme da qualcosa in più? Pietro "L’ho già aspettata nove mesi una volta - ride -. Scherzi a parte, il desiderio di farlo insieme era molto forte per entrambi, una condizione fondamentale e non accessoria. Anche il Cuamm l’ha visto come un valore aggiunto e si è impegnato da subito a creare le condizioni migliori per noi". Avete dovuto passare una selezione? Martina "Il Cuamm, nella sua sede di Padova, organizza dei corsi formativi: la partecipazione è un requisito preferenziale. Io lo avevo già seguito in passato, perchè come organizzazione è sempre stata tra le mie opzioni". Pietro "Abbiamo poi preso parte a una giornata di selezione, insieme. Ci hanno fatto test attitudinali e colloqui, sia individuali che di coppia. Ovviamente nel caso di Martina la selezione tecnica si basava sul suo curriculum". Pietro, lei che è architetto, ha già idea dei lavori che svolgerà in Sierra Leone? "Partiamo dal presupposto che là c’è sempre bisogno, hanno carenze di risorse di tutti i tipi. Nello specifico, ha già incontrato il capo logista: si tratterà di manutenzio ni in ambito ospedaliero o nelle case degli espatriati, eventualmente un piccolo cantiere per una sala parto o un rilievo per un ambulatorio. Gli strumenti base del mio lavoro, insomma". Cosa vi ha portato a compiere questa scelta? Martina: "Credo che ogni scelta debba essere in linea con quello che si è. A noi piace viaggiare, conoscere contesti nuovi e stimolanti, nell’ottica di rendersi utili e vedere di persona cosa succede nei posti di cui, spesso, sentiamo solo parlare. Un viaggio così sposa le nostre caratteristiche. Farlo qui dove viviamo o oltre-continente: la decisione resta personale". Non trovate che sia una scelta coraggiosa, la vostra? Martina: "Certo, anche diversa dal solito, ma la cosa fondamentale è che sia ‘su misura’ per te. Appurato questo, non esistono scelte più o meno importanti o coraggiose". Pietro: "E’ una risposta a un’esigenza sociale, declinata alla nostra attitudine. Ognuno risponde a suo modo: questo è il nostro. Di sicuro è un contesto diverso, forse difficile, ma c’è anche una dimensione personale nella decisione che abbiamo preso". Non vi sentite degli eroi, insomma. All’unisono: "No". Pietro:. "Assolutamente, dipende sempre e solo dall’etica con cui si fanno le cose. Lo stesso approccio di Cuamm - Medici con l’Africa, il fatto di essere noi con loro, sentiamo che ci appartiene".