Agazzani morto, Lusetti a processo E tra i testimoni spunta Palamara

Secondo la difesa il magistrato radiato potrebbe spiegare "quali sono i veri motivi per cui si è aperto questo caso"

Migration

Si è aperto ieri, davanti al giudice Antonella Teresa Garcea, un processo che riguarda due personalità assai note della nostra provincia, e nel quale compare ora, in veste di testimone citato dalla difesa, una terza che è finita nell’ultimo anno alla ribalta nazionale. Sul banco degli imputati siede Marco Lusetti, 46enne ex leghista ed ex vicesindaco di Guastalla, accusato di falso in testamento olografo e truffa per quanto riguarda un atto - la cui validità è contestata dalla Procura - che raccoglierebbe le ultime volontà di Alberto Agazzani, critico d’arte reggiano che si tolse la vita ormai cinque anni fa nel suo appartamento di via Farini. Da quanto trapela, nella lista dei ventisette testimoni presentati dalla difesa, affidata all’avvocato Erica Romani, e ieri ammessi dal giudice, compare infatti anche Luca Palamara, ex pm al centro dell’indagine aperta sulle presunte nomine di magistrati pilotati. Lusetti è stato chiamato a processo dal pm Maria Rita Pantani con citazione diretta in tribunale per il dibattimento: la firma di Agazzani sul testamento olografo, dove l’esperto d’arte nominava proprio erede universale Lusetti, è stata ritenuta falsa dalla grafologa incaricata dal pm di analizzarlo.

Secondo la Procura, Lusetti avrebbe poi compiuto una truffa portando il testamento davanti al notaio Giorgia Manzini per la pubblicazione - avvenuta il 17 dicembre 2015 -, inducendo in errore sia la professionista sia gli eredi individuati fino a quel momento come legittimi, cioè la sorella Teresa Agazzani. A Lusetti, ingiustamente secondo la Procura, sarebbero andati così libri d’arte, abiti e scarpe, una pelliccia, stampe, quadri e dipinti di Gianni Ruspaggiari, tutto materiale sottoposto dal gip nel febbraio 2016 a sequestro preventivo. Ieri mattina l’avvocato Romani ha chiesto e ottenuto l’esame dei propri testimoni - tra cui compare Palamara - e il controesame di quelli elencati dalla Procura, oltre a un esame calligrafico sul testamento del 17 dicembre 2015. E si è riservata di chiedere una perizia sul telefono di Lusetti finito sotto sequestro, un’altra sul valore dell’eredità di Agazzani e una produzione di documenti. Il pm contesta all’ex amministratore pubblico l’aggravante di aver arrecato un danno patrimoniale "di ingente entità", mentre la difesa punterebbe a dimostrare, attraverso un approfondimento, un valore minore di quello stimato dalla Procura. La sorella dello scomparso, individuata dalla Procura come persona offesa, non si è costituita parte civile. Ma perché chiamare in aula Palamara? L’avvocato Romani si limita a dire: "Può dare spiegazioni sui reali motivi per cui si è aperto questo processo". Lusetti, ieri in aula, ribadisce la procura innocenza: "Mi sento sereno perché non ho fatto alcunché di illegale. Mi sembra giusto anche che la sorella non si sia costituita parte civile. Come lei ben sa, non era destinataria delle ultime volontà di Alberto - attacca -. Di lui ho il ricordo di un uomo solare, istrionico e diretto, che ha voluto individuarmi come suo erede dopo tanti anni di profonda amicizia".

Alessandra Codeluppi