REDAZIONE REGGIO EMILIA

"Aghinolfi era considerata un faro"

Angeli e Demoni, la testimonianza della pediatra Ferrari: "Con lo scoppio dell’inchiesta eravamo spaventati"

La pediatra Elena Ferrari, ieri in aula come testimone nel processo Angeli e Demoni

La pediatra Elena Ferrari, ieri in aula come testimone nel processo Angeli e Demoni

Nel processo sui presunti affidi illeciti di bambini a Bibbiano, ieri sono stati sentiti alcuni testi citati dalla difesa di Federica Anghinolfi, ex responsabile dei servizi sociali. Tra questi, la pediatra Elena Ferrari, che ha risposto a lungo all’avvocato Rossella Ognibene, codifensore insieme all’avvocato Oliviero Mazza.

Il medico ha una specializzazione in abusi sui minori acquisita attraverso un master "dopo che l’Ausl mi chiese di entrare nel tavolo provinciale sui maltrattamenti ai più piccoli che la Regione chiese di istituire". Racconta che nel luglio 2019 fu convocata dalla Procura "per rendere sommarie informazioni testimoniali sullo psicologo Claudio Foti: fu uno dei giorni più brutti della mia vita. Piansi davanti al pm Valentina Salvi: le dissi che volevo seguire bambini con sofferenze grosse, ma quel giorno mi sembrò di capire che fosse la fine". La pediatra esprime apprezzamento per il lavoro fatto dagli attuali imputati: "Conobbi Foti e la psicologa Nadia Bolognini che seguì una mia paziente con psicosi gravissima: l’Ausl le aumentò gli psicofarmaci ma lei non migliorò, ma quando intervenne Bolognini la minorenne in sei mesi rifiorì". Di lei dirà poi: "Se il mondo avesse dieci Bolognini, andrebbe meglio". E aggiunge che "a Bolognini prestai il mio studio. Le mandavo anche adulte che mi raccontavano abusi subiti da ragazze". Dice che "l’amicizia di Foti e Bolognini per me è un vanto. Racconta di un viaggio fatto "in pulmino", con membri del gruppo provinciale tra cui l’assistente sociale Francesco Monopoli e il medico legale Maria Stella D’Andrea, a Torino "per conoscere di persona il centro Hansel & Gretel": a Reggio non c’erano competenze adeguate nel trattare i minori vittime di abuso".

Il centro bibbianese La Cura "era una risposta per tutelare minorenni sfortunati, per i quali cercavamo l’eccellenza". Si sofferma poi su un’intervista rilasciata nel 2019, dopo che scattarono le misure cautelari: "Volevo urlare che quegli operatori erano bravissimi. Noi siamo pediatri di fiducia: è l’ultimo dei nostri pensieri che un genitore sia abusante ed difficile fare segnalazioni. Espressi e ribadisco l’apprezzamento per Anghinolfi, Monopoli, Bolognini e le assistenti sociali: lavoravano con passione, determinazione e senza paura". Su Anghinolfi, racconta di averla conosciuta al tavolo sui maltrattamenti: "Era considerata un faro, stimata e un po’ invidiata perché aveva il coraggio di prendere sul serio le segnalazioni di abusi. E noi potevamo anche arrabbiarci con gli assistenti sociali che nicchiavano. Ci raccontò di quand’era stata ricevuta in Parlamento e che finalmente Reggio poteva iniziare a fare qualcosa". Ora, spiega, "i pediatri devono fare un referto di fronte a un sospetto". Dopo lo scoppio dell’inchiesta, i gruppo provinciale non si riunì più: "Eravamo spaventati e temevamo di finire nel tritacarne". Con il pm vi è stato poi uno scambio duro di battute. La pediatra dice che "il suo modo di farmi domande fu violenza" in fase di indagini. E poi il Salvi chiede a Ferrari se fosse vero che lei "avesse chiesto informazioni a un magistrato sull’orientamento sessuale del pm che procedeva sull’indagine". "Non credo - risponde Ferrari - sono fautrice dei diritti Lgbt. Sono stata intercettata per molto tempo e ho molti amici magistrati. Può farsi mi fosse stato riferito".

Alessandra Codeluppi