Al lavoro in bici: voragini e sottopassi al buio

Da Gavasseto a Villa Sesso, il racconto di un lettore: tratti esemplari alternati a pezzi con l’asfalto a pezzi, incroci pericolosi e strisce invisibili

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Con un certo “orgoglio reggiano” apprendo dal Carlino Reggio dell’8 novembre di essere un cittadino fortunato a vivere in una città Green rispetto al benessere e alla qualità della vita.

Abito a Gavasseto e in questi giorni abbiamo avuto la conferma dell’assegnazione dei lavori entro la fine dell’anno per la realizzazione di una ciclabile che collegherà la nostra frazione con la zona di Due Maestà, punto dal quale si dipanano percorsi protetti per i ciclisti. I lavori, pare, saranno conclusi nel 2024. Come cittadini abbiamo chiesto a gran voce un percorso protetto su via Comparoni che arriva sulla via Emilia, zona nord rispetto a noi, parte della città più orientata ai servizi e direttiva preferita da chi vive nella mia frazione anche perché passano frequentemente gli autobus. Vorrei portare come cittadino ciclista (e automobilista) un piccolo contributo orientato ad incentivare l’uso della bici per gli spostamenti quotidiani in sicurezza. E qui cominciano i problemi.

Lavoro in un’altra frazione della città, Villa Sesso, la quale è servita da una pista che porta al centro cittadino. Spesso mi reco al lavoro in bicicletta, 14 chilometri, si percorrono in una quarantina di minuti.

Da Gavasseto il “vero” percorsotracciato ciclabile inizia al Quinzio dove c’è il centro commerciale: fino a quel punto transito via Gattalupa che purtroppo, come abbiamo detto agli assessori Tria e Bonvicini a Gavasseto in un’assemblea pubblica qualche settimana fa, presenta un asfalto completamente distrutto con voragini e squarci che impongono al ciclista di stare esclusivamente al centro della carreggiata e non è collegata Gavasseto con la ciclabile costruita nel tratto del “centro” una decina di anni fa.

Giunto all’incrocio con via M. Ruini faccio il sottopassaggio pedonale della tangenziale sud che trovo al buio completo perché non funziona nessuna delle plafoniere. Arrivo in via Emilia Ospizio e percorro il tracciato ciclabile fino ad arrivare in centro a S. Pietro dove un utilissimo semaforo scandisce il tempo della ripartenza. Attraverso il centro cittadino, scendo lungo viale Allegri e mi immetto in via Guido Riccio Fogliani e qua ricominciano i problemi: asfalto danneggiato, buche molto profonde, mancanza della segnaletica orizzontale che non consente ai ciclisti di rimanere in uno spazio sicuro sulla carreggiata, rami che invadono lo spazio delle bici.

Da lì a Sesso più o meno le cose migliorano, ma quasi tutti gli incroci che attraverso hanno le strisce scolorite o addirittura non ci sono per asfaltature conseguenti a scavi sulla strada.

Stefano Vannini