Reggio Emilia, armi partigiane trovate sepolte in campagna

Una mitragliatrice e cinque granate seppellite nei campi di San Rigo

Il recupero delle armi partigiane

Il recupero delle armi partigiane

Reggio Emilia, 15 ottobre 2018 - Armi belliche, di fattura inglese, abbandonate nelle campagne di San Rigo. L’espressione ancora perplessa di Emanuele Spinola descrive al meglio la particolare scoperta: cinque granate e una mitragliatrice contenute in un tubo di cemento sigillato, probabilmente risalenti alla seconda guerra mondiale, sotterrate nel suo campo oltre 60 anni fa. «Il 29 settembre ho ricevuto una chiamata dal contoterzista assunto per arare il terreno, dove sosteneva di aver urtato con il mezzo qualcosa di molto strano» racconta Emanuele, che insieme al papà Angelo gestisce alcuni campi agricoli a pochi passi da Rivalta, «così sono andato immediatamente a controllare. In tutta onestà, mai avrei pensato di trovarmi di fronte delle armi belliche».

Parte del tubo dove erano nascoste le armi
Parte del tubo dove erano nascoste le armi

Completamente distrutto dall’impatto, il tubo («Lungo un metro per 30 centimetri di diametro» ricostruisce Emanuele) conteneva ben cinque granate perfettamente integre, e una mitragliatrice arrugginita, sepolte a nemmeno mezzo metro dalla superficie. Eppure, negli ultimi 60 anni, nessuno le ha mai trovate. Lasciando un piccolo alone di mistero sul terreno coltivato: «L’ho preso in affitto da tre anni – prosegue il 31enne – perché mi serviva nella rotazione delle colture, ed era alla sua prima aratura. Nonostante i 6mila metri quadrati di superficie, in precedenza c’era solo in piccolo orto. Attualmente i proprietari sono due ereditieri, uno signore di Torino, e una 80enne di Rivalta; ma vi posso assicurare che sono sempre stati poco interessati a questo campo. Quando ho detto alla signora delle armi, non è nemmeno venuto a controllare!».

Una volta trovato il tubo di cemento, Spinola ha richiesto l’intervento degli artificieri, per effettuare un primo controllo. Salvo poi ripassare qualche giorno più tardi a mettere in sicurezza il terreno: «Dopo averli richiamati, il 4 ottobre è arrivato l’esercito da Bologna a prelevare le armi. E se per la mitragliatrice non ci sono stati problemi, una granata è stata fatta esplodere direttamente sul posto, perché ritenuta pericolosa al trasporto. Avrà avuto qualche anno, ma a giudicare dalla deflagrazione, funzionavano ancora molto bene…». E se sulla provenienza sembrano non esserci dubbi («E’ facile immaginare come siano armi date ai partigiani dagli alleati, dato che risalgono a quell’epoca»), qualche dubbio in più rimane sul futuro del terreno: «Gli artificieri intervengono solo a ritrovamento effettuato, ma come faccio a sapere che non ci siano altre granate sparse? Eventuali controlli sarebbero a mio carico, a costi altissimi. E di certo preferirei evitare alte sorprese simili».