Operazione Telepass Reggio Emilia, quattro arresti per prostituzione e droga

Ricercati altri cinque indagati che per ora risultano irreperibili

Operazione Telepass, indagine sulla prostituzione

Operazione Telepass, indagine sulla prostituzione

Reggio Emilia, 4 giugno 2020 - L’hanno chiamata “Telepass” l’operazione condotta dalla Procura della Repubblica di Reggio Emilia con i carabinieri del nucleo operativo di Castelnovo Monti, che ha portato a un sodalizio criminale di matrice albanese, con compiacenze rumene e italiane, dedito allo sfruttamento della prostituzione di donne albanesi nel Reggiano, con attività pure nel traffico di sostanze stupefacenti.

Un’indagine partita nel 2016 dai carabinieri del capoluogo montano reggiano. Il sostituto procuratore Giulia Stignani, analizzati i risultati di osservazioni, controlli, pedinamenti e intercettazioni dei carabinieri, ha chiesto e ottenuto dal giudice misure cautelari per nove indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione e, in concorso tra loro e nell’unità del disegno criminoso, “di una serie di singoli reati della stessa indole pluriaggravati dalla commissione verso una pluralità di soggetti e talvolta verso congiunti, nonché di innumerevoli reati concernenti lo spaccio e la cessione di sostanze stupefacenti perpetrati nell’ambito delle attività di gestione e controllo del meretricio nella città di Reggio Emilia, in favore di prostitute e clienti”.

All’alba dell’altra mattina tra Lombardia ed Emilia-Romagna i militari della compagnia di Castelnovo Monti, insieme ai colleghi di Brescia, hanno dato esecuzione all’ordinanza applicativa di misure cautelari rintracciando tra le province di Reggio e Brescia quattro dei nove indagati, che sono stati tratti in arresto.

Tra loro il capo dell’organizzazione, ovvero la 35enne albanese Liljana Shoshari, residente a Rezzato di Brescia, finita in carcere, e l’autista delle “lucciole” che si preoccupava di accompagnare le meretrici sul posto di lavoro (dietro compenso in danaro o natura attraverso prestazione sessuale), il calabrese Ludovico Ratta, di 61 anni, residente a Reggio, ora ai domiciliari. In carcere anche la 38enne rumena Ionica Paun residente a Rezzato, prima collaboratrice del capo dell’organizzazione, che aveva tra i compiti quello di controllare le ragazze, contribuendo anche ala ricerca delle postazioni dove farle lavorare riscuotendo dalle stesse parte dei ricavati dell’attività di prostituzione, ed Emiljano Osmani, albanese 27enne in Italia senza fissa dimora e rintracciato nel Bresciano, che aveva il compito di controllare durante l’attività le ragazze sfruttate.

Proseguono le ricerche dei restanti cinque componenti della banda, risultati per ora irreperibili e attivamente ricercati nell’intero territorio nazionale in quanto colpiti dalla stessa ordinanza di custodia cautelare in carcere.