Infiltrazioni mafiose, Brescello verso lo scioglimento

Martedì arriverà la decisione. Alfano lo avrebbe proposto, ora il consiglio dei Ministri valuterà

L’ex sindaco di Brescello Marcello Coffrini (foto Antonio Lecci)

L’ex sindaco di Brescello Marcello Coffrini (foto Antonio Lecci)

Brescello (Reggio Emilia), 16 aprile 2016 - Su Brescello si deciderà martedì al prossimo consiglio dei Ministri. Intanto, però, circolano rumors sul fatto che il Comune di Peppone e don Camillo potrebbe andare verso lo scioglimento.

Pare, infatti, che il ministro dell’Interno Angelino Alfano avrebbe chiesto di procedere in tal senso, lasciando proprio al consiglio dei Ministri la decisione finale.

Le voci di un possibile scioglimento risultano ancora più verosimili se si confronto l’iter della procedura con il Comune di Finale Emilia, nel Modenese, sottoposto a una commissione d’accesso dopo i risultati dell’indagine Aemilia. In quel caso, il ministro dell’Interno non aveva nemmeno presentato la questione al consiglio dei Ministri; autonomamente aveva stabilito che non vi erano abbastanza elementi per procedere allo scioglimento, diversamente da quanto aveva richiesto il prefetto di Modena.

Anche nel caso di Brescello, il prefetto ha chiesto – in accordo con i risultati della relazione della commissione d’accesso e dopo le consultazioni con forze dell’ordine e magistrati – di sciogliere il Comune della Bassa per il concreto pericolo che ci siano state infiltrazioni mafiose all’interno dell’apparato amministrativo.

Ma a differenza di Finale il ministro Alfano ha deciso di portare il caso davanti al consiglio dei Ministri, non prendendo scelte autonome. Quindi è verosimile che abbia optato per lo scioglimento.

Tanti gli elementi che sarebbero stati riscontrati dalla commissione prefettizia, inviata dal prefetto Raffaele Ruberto sulla base di un’informativa redatta dai carabinieri che aveva già sollevati alcune questioni meritevoli di approfondimento.

La commissione – composta da Adriana Cogode, il capitano dell’Arma Dario Campanella e Giuseppe Zarcone, con un team di supporto investigativo di carabinieri nominati sulla base delle relative e specifiche competenze tecniche e professionali, insieme ai referenti della questura e della guardia di finanza – ha lavorato per sei mesi negli uffici del comune della Bassa, incrociando dati e documenti in modo minuzioso.

Nella relazione finale, di oltre 300 pagine si parla di dipendenti comunali a tempo determinato riconducibili alla famiglia Grande Aracri, ad appalti e subappalti ‘sospetti’, a particolari cambi di destinazione d’uso dei terreni soprattutto per quanto riguarda la zona denominata Cutrello dove, tra gli altri, vive Francesco Grande Aracri, il fratello del boss Nicolino, condannato in via definitiva per associazione mafiosa.

Elementi ritenuti sufficienti per Alfano, secondo i rumors che circolano, per chiedere lo scioglimento del comune per mafia: sarebbe il primo in Emilia Romagna. Ora l’appuntamento è per il consiglio dei Ministri di martedì.