Caso Saman: Nomanulhaq nega le accuse

Il cugino della 18enne scomparsa da Novellara, si è avvalso della facoltà di non rispondere

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Ha deciso di non rispondere alle domande del giudice Luca Ramponi. Ma, facendo dichiarazioni spontanee, "ha negato ogni responsabilità sugli addebiti a lui contestati".

È quanto dichiara l’avvocato Luigi Scarcella sull’esito dell’interrogatorio di garanzia per il 34ebbe Nomanulhaq Nomanulhaq, cugino della 18enne pakistana Saman Abbas, uno dei quattro familiari indagati per omicidio. Lui è arrivato nel carcere della Pulce martedì pomeriggio, dopo essere stato estradato in Spagna: qui era stato rintracciato e arrestato a Barcellona, dopo una latitanza durata quasi dieci mesi. Da Novellara, dove abitava, Nomanulhaq, così come gli altri due giovani, si era spostato a Imperia e poi aveva proseguito il viaggio tra Parigi e la città iberica. La sua linea difensiva appare comune a quella degli altri due giovani fermati all’estero: tutti e tre hanno finora eretto un muro totale contro l’impianto accusatorio formulato dalla Procura. Nomanulahq si è infatti proclamato innocente così come l’altro cugino Ikram Ijaz, arrestato nel maggio 2021 a Nîmes, in Francia; e come lo zio della ragazza scomparsa, Danish Hasnain, arrestato nel settembre scorso a Parigi. I tre erano stati inquadrati dalle telecamere mentre si aggiravano sul retro della casa di Novellara con pale, un sacco di plastica e un piede di porco: movimenti collegati, secondo l’accusa, alla prepazione dell’omicidio. Oltre a loro tre, sono sott’inchiesta i genitori di Saman: il padre Shabbar Abbas e la madre Nazia Shaheen avevano preso l’aereo a Malpensa per il Pakistan il primo maggio, poche ore dopo l’ultimo frammento di video che inquadra la 18enne ancora viva. Per la coppia, latitante, è stata avanzata una richiesta di estradizione: l’ambasciatore del Pakistan in Italia aveva assicurato l’impegno in tal senso da parte delle autorità.

Alessandra Codeluppi