Condannato per minacce "Difendevo mia sorella"

Un anno al giovane che entrò a scuola col coltello: l’accusa aveva chiesto 30 giorni

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di Alessandra Codeluppi

"Quel giorno un ragazzo mi avvisò: ‘guarda che quello sta mandando messaggi a sfondo sessuale a tua sorella’. Io mi arrabbiai, presi un coltello e raggiunsi la scuola: entrai in classe e lo puntai contro colui che la stava importunando". È il racconto in tribunale del giovane che, nel maggio 2017, già maggiorenne, scatenò la paura al centro professionale ‘Simonini’ per il gesto pesante verso un altro studente, ancora minorenne, ‘reo’ ai suoi occhi di aver importunato la sorella. L’imputato è stato condannato dal giudice Stefano Catellani a un anno, pena sospesa, per minacce: un verdetto ben più pesante dei 30 giorni di reclusione, sempre con la condizionale, domandati dal pm. L’altra accusa, di porto d’armi, si è prescritta. Il giovane, difeso dall’avvocato Pina Di Credico, ha chiesto scusa e ha voluto giustificarsi: "Mia sorella si era allontanata di casa ed era ospite di una comunità perché non andava d’accordo con la famiglia. Quando seppi di quei messaggi hard, mi preoccupai per lei. Così presi il coltello e andai in classe, dove c’erano due prof. Feci alzare il ragazzo e puntai la lama: ‘Lascia stare mia sorella, non mandarle più messaggi altrimenti finisce male’". Un insegnante gli chiese che cosa stesse facendo, ma il giovane rispose in tono secco di levarsi di torno. Il docente poi riferì che non ll aveva denunciato, ritenendo che fosse stata una bravata, anche perché lo conosceva. La querela venne poi sporta dai genitori del minorenne. Ma poi la vicenda prese una piega imprevista. L’imputato ha anche raccontato di aver reincontrato la parte offesa sul posto di lavoro, in azienda. L’altro lo avvicinò: "Sai che sono il ragazzo che hai minacciato col coltello?". L’imputato gli chiese scusa: "Mi dispiace, mi sono subito pentito".

E anche in aula ha ribadito il dispiacere per quella reazione spropositata. I due hanno anche lavorato insieme. Nella scorsa udienza era stato sentito il giovane minacciato: aveva sostenuto che l’altro gli avesse puntato un coltello da cucina al collo e che, mentre lo ritraeva, gli aveva anche provocato una ferita sul dito, dov’era rimasta la cicatrice. Aveva testimoniato anche un insegnante, che aveva raccontato di essersi frapposto fra i due. Per l’imputato, che non ha precedenti penali, l’avvocato Di Credico, ha domandato la non punibilità per tenuità del fatto e ha depositato una memoria dove ha evidenziato elementi a sostegno della sua richiesta assolutoria: "Il giudice non ha neppure riconosciuto le attenuanti generiche, perché vi è stata opposizione a un decreto di condanna con pena minima. Impugneremo la sentenza".