Correggio, anziani maltrattati all'ospizio. "Muori pure tra i tuoi escrementi"

Le agghiaccianti intercettazioni nella struttura 'Centro Anziani'. "L’80enne non autosufficiente urlava per ore, ma nessuno lo ha assistito"

Anziani maltrattatti in una struttura socio sanitaria a Reggio Emilia

Anziani maltrattatti in una struttura socio sanitaria a Reggio Emilia

Correggio (Reggio Emilia), 30 marzo 2018 -. Un uomo di 80 anni, non autosufficiente, che non riesce neppure ad andare in bagno da solo: necessita di essere cambiato e accudito da un’assistente. È ricoverato nella struttura ‘Centro anziani’ di via Mandriolo a Correggio: chiede aiuto alle operatrici, come può. Dal letto, a cui è costretto, suona il campanello di allarme ma un’assistente, «con fare aggressivo», gli dice: «Molla quel coso lì», e gli strappa il pulsante. Poi «lo allontana dal letto ed esce senza accudirlo. Un’azione – si legge sull’episodio del 16 aprile 2017 – tesa inequivocabilmente a impedirgli di riattivare il pulsante d’emergenza».

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Nelle pagine dell’ordinanza firmata dal gip Angela Baraldi, dove si riportano le intercettazioni ambientali audio-visive fatte dai carabinieri nella struttura, si legge che più volte gli sarebbe stato impedito di chiedere aiuto, oltre a essere lasciato in mezzo agli escrementi, nel letto, infreddolito e nudo: lui risulta vittima in diciannove sui venti episodi registrati dall’8 aprile 2017 al 22 giugno dagli uomini dell’Arma. «L’anziano, non accudito, sbatte le mani sulla struttura del letto per richiamare l’attenzione delle operatrici. E urla. Dall’esterno si sente una voce femminile che risponde ‘no’ a ogni richiesta».

L’uomo prova con tutta la forza che ha a farsi sentire: «Venitemi ad aiutare. Ci andate anche voi in galera. Non solo io. Guardatemi – invoca – un gigante che fa la fine di un uccello nella voliera». Sei giorni dopo l’80enne chiama in piena notte, perché le sue lenzuola sono impregnate di urina. Un’altra operatrice lo cambia, ma allontana il letto dal muro «precludendogli così di raggiungere il campanello». E così anche il 26 aprile: L’anziano «urla, sbatte le mani sul letto senza che nessuno arrivi per due ore». Alle 23 si palesano due assistenti. «Sei già tutto bagnato?», gli chiede una. E l’altra lo ‘sprona’: «Bisogna dormire, non c’è mamma, non c’è papà, non c’è moglie. Se no domani via, ti fanno andare via, capito?».

Una, in particolare, ammette indirettamente di aver sentito le richieste di auto e di non averle ascoltate: «Eri lì che sbattevi le sponde e adesso non riesci neppure a stare in piedi». La collega le dice: «Ho portato anche l’altro», riferendosi a un pannolone da incontinente, che non mettono perché «non ne vale la pena». In un altro episodio l’uomo chiama alle 2.15: «Sono tutto bagnato». L’operatrice arriva solo alle 4.35: «La gente dorme: non urlare». Lui obietta: «È un’ora che chiamo». L’altra ribatte: «Allora non urlare e non far niente». E l’anziano: «E allora sto qui a morire?». La donna: «Stai qui a morire, va bene? Tua mamma è già morta». Dalla registrazione emerge che lei se n’è andata «senza cambiarlo e senza riavvicinare il letto al muro».

Il primo maggio 2017 un maltrattamento a una donna: un’assistente la sposta «con forza spropositata», e i suoi lamenti vengono immortalati. E lei le dice: «Se vuoi ti lascio in mezzo alla cacca, io non ho problemi». Poi altri episodi verso l’80enne: «Papà, papà», invoca lui, mentre si agita nel letto bagnato di urina e infreddolito. Da fuori gli rispondono: «Basta». «Non è stato cambiato», si scrive nell’ordinanza: «Per quasi quattro ore, dalle 20.23 fino a mezzanotte e venti, ha costantemente richiamato aiuto, urlando».

Ma le frasi pesanti a lui rivolte sono tante: «Ti ci vogliono tre badanti maschi, che sai come ti menano?... A lui ci vuole un badante maschio che lo strozza». Il 20 maggio l’anziano sbatte le mani sulle spinde e urla fino all’una di notte, per un’ora. «È nudo e scoperto perchè letto e vestitisono intrisi delle sue evacuazioni. La donna gli dice che è già stato cambiato e che quindi deve va rimanere così». «Vai a c.... Stai nella piscia, va bene?». E poi il tentativo di far passare che era stato accudito: «Scriviamo – dice alla collega – che due volte è stato cambiato». Ma all’analisi dell’intercettazione «risulta che l’uomo non era stato assistito per oltre cinque ore».

Il 16 giugno, «nudo, intriso di urine, e infreddolito», chiama le donne per più di un’ora. «Senti che puzza di piscio che c’è qui dentro. Fai due passi avanti per favore. Così se caschi almeno vai in ospedale. Lo lasciamo così, senza maglia. Meglio evitare di mettergli il pannolone, è sprecato». L’uomo viene persino minacciato «dicendogli che se non si fosse addormentato avrebbero chiamato i carabinieri per farlo arrestare». Ma il finale è stato, ora, decisamente diverso.