"Da anni i giovani sono criminalizzati"

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Sara

Marzolino *

Come laboratorio AQ16 crediamo che il "decreto anti-rave" nasca per pretesto. È una formula che abbiamo già vista concretizzarsi con i decreti sicurezza e i DASPO urbani. Una formula che sostituisce il decoro (morale) con il consenso (sociale) trasferendo di fatto la congruenza normativa dall’uno all’altro. Solo che, mentre il consenso sociale è unità di misura dei diritti di tutti, il decoro morale è unità di misura del privilegio di pochi. Sono anni che assistiamo alla criminalizzazione dei giovani (quelli poveri) delle periferie e alla chiusura di spazi di autonomia e di espressione culturale, politica e sociale giovanile. Dal 2020 e fino all’altro ieri il nemico pubblico sono state "le gang giovanili". Dove non arriva il contrasto repressivo, nelle dichiarazioni o nei decreti, arriva quello paternalistico di chi comunque categorizza i giovani come "deviati" dalla società. Anche quando muoiono in fabbrica per l’alternanza scuola lavoro o al primo impiego post diploma. O quando vanno dall’altra parte del mondo ad aiutare chi sta peggio. Alla base del paradigma c’è sempre un giudizio che è morale e non effettivo, sociale. Questo decreto è stato battuto su questa soggettività per colpirne non le pratiche relazionali, ma eventualmente quelle organizzative di rivendicazione e liberazione. Non a caso nell’ultimo anno sono cresciute le occupazioni delle scuole e ora dell’università. Non a caso sono giovanili le lotte per la giustizia sociale, ecologiste, transfemministe e anticolonialiste. E’ già una questione generazionale. Forse non può che essere così. Lo scontro sociale è in atto e ile giovani sono in prima linea, magari sarà rivoluzione, anche se qualcuno ci vedrà solo un rave.

* Lavoratorio AQ16