"Degrado? Non ve la prendete con i negozi"

Parla il titolare del locale al centro della rissa estiva: "Queste bande devono sapere che se fanno colpi così poi restano dentro"

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"Non vengono più le bande di bulli che si vedevano girare di sera questa estate. Quello che mi fa paura, invece, è che quando accade qualche violenza poi non restino dentro: così questi giovani, che non hanno nulla da perdere, pensano di restare impuniti e tornare a fare altre rapine. Tanto non gli succede nulla. Come in questo caso: quello che è venuto da noi il 23 luglio era già stato a fare colpi a Bologna e anche a Parma. Ed era pure già stato condannato, per entrambe le rapine. Però era libero ed è potuto venire qui a rovinarmi il negozio".

È un fiume in piena Khan Sumon, 24enne del Bangladesh e titolare del minimarket all’angolo fra via Roma e via Filippo Re, al centro della violentissima rissa del 23 luglio scorso, di cui fu protagonista anche il bullo 19enne ora finito nel carcere minorile di Bologna per altri due episodi.

Parla del suo locale, destinatario dell’ordinanza anti-movida molesta al centro del cosiddetto triangolo del degrado; del caro-bollette, della giustizia. E di una gestione che per lui, adesso, è diventata molto complicata.

"Ora, per fortuna, questo ragazzo è in carcere. E spero che ci resti. Solo così la gente può capire che non deve fare certe cose. Se li lasciano sempre liberi, invece, si sentono invincibili e possono fare quello che gli pare", continua.

Sui frigoriferi all’ingresso del negozio c’è un cartello in cui si legge che la vendita degli alcolici è vietata dopo le ore 20.

"Ma il problema non è l’alcol – insiste –. Il mio negozio vende alimentari, piccoli elettrodomestici, di tutto. Il problema è che l’unica soluzione che trovano, quando accadono queste cose, è di far chiudere noi. Le ordinanze vanno a colpire i negozi. Ma io cosa c’entro se questi fanno casino in via Roma o qui davanti? Cosa c’entro se una banda di bulli viene a sfasciarmi il locale? Succedono risse continuamente anche in zona stazione o davanti all’Esselunga. Ma non mi sembra che abbiano fatto chiudere i negozi. Soltanto qui lo fanno, con queste ordinanze del sindaco che nelle altre città non esistono. Succede solo a Reggio Emilia".

Il risultato? "Su due negozi che avevo in via Roma uno è chiuso del tutto. Questo, invece, chiude alle 21 invece che alle 23.30: un dipendente l’ho lasciato a casa e ho dovuto chiedere i soldi a mio padre per pagare lo stipendio all’altro – chiosa il giovane –. Le bollette invece non le pago, non ho i soldi. E mi staccheranno la luce. L’hanno già fatto. Vogliono che ce ne andiamo da qui? È questo l’intento? Be’... Forse ci riusciranno. Ma qui noi facciamo un servizio per il quartiere. Molti che lavorano di sera vengono qui a fare la spesa, a comprare il pane, frutta e verdura. Non c’entra l’alcol, non è quello il punto. Non è il problema. Soprattutto, il problema non siamo noi. Ma la certezza della pena".

Benedetta Salsi