"Eravamo sulle tracce di Danish da luglio"

Intervista al commissario Michel Faury che ha arrestato lo zio di Saman: "Era tranquillo, ci ha dato generalità false e non ha parlato"

Migration

di Alessandra Codeluppi

Il drammatico caso della scomparsa di Saman Abbas nelle mani di Maigret, quello vero. Lui, Michel Faury, come il suo omologo nato dalla fantasia di George Simenon, è il commissario che da quattro anni guida la ‘Brigade criminelle’ della polizia d’oltralpe: "Una forza tranquilla", lo ha descritto la stampa francese. Grazie alla stretta sinergia tra lui, i suoi uomini - coordina oltre un centinaio di agenti - e i carabinieri di Reggio, Danish Hasnain, lo zio latitante di Saman Abbas e presunto esecutore materiale del suo omicidio, è stato dapprima identificato e poi arrestato in un appartamento a Parigi, nel quartiere di Garges-les-Gonesse. L’inquirente a capo della squadra anticrimine francese ha risposto alle nostre domande.

Commissario Faury, come ha reagito Danish Hasnain nel momento della cattura?

"Appariva calmo, normale. Ha solo dato una falsa identità. Non sappiamo come siano i suoi rapporti con la famiglia. Io l’ho visto solo un paio d’ore, poi lui è comparso in tribunale per la convalida dell’arresto".

Lui ha parlato di Saman Abbas?

"Non ha detto nulla. Non era possibile che riferisse qualcosa perché l’indagine è italiana".

Lo avete interrogato?

"Non era possibile farlo. Noi abbiamo eseguito soltanto il mandato di arresto europeo. Gli abbiamo chiesto solo la sua identità".

Chi sono le persone che dividevano l’appartamento con lui?

"Quand’è arrivata la polizia, alle 10, in casa c’erano altri due pakistani oltre a lui, ma lì abitano più persone, che in quel momento probabilmente erano al lavoro. Sarà necessario fare verifiche su tutte le persone che abitavano in quella casa: occorrerà più tempo".

Avete avuto modo di capire quali fossero le abitudini di Hasnain durante la latitanza a Parigi?

"Non è stato al momento possibile. Occorre fare altri accertamenti e lavorare sui contatti telefonici. Oltretutto i pakistani sono una comunità molto chiusa. Al momento non possiamo dare più dettagli perché la procedura è ancora aperta".

Quanti agenti della Brigade criminelle hanno lavorato per arrivare all’arresto di Hasnain?

"Sei poliziotti".

Come avete fatto a scoprirlo? "In luglio abbiamo avuto i primi elementi, ma allora non scaturì nulla. Poi, grazie a un’investigazione tecnica sui contatti telefonici e internet, lo abbiamo trovato".

Hasnain aveva soldi o altri oggetti particolari con sé?

"No, solo il cellulare".

Anche Nomanhulaq Nomanulhaq, il cugino latitante di Saman Abbas, potrebbe essere in Francia?

"Non è possibile dirlo. Al momento non abbiamo elementi. Non sappiamo dove sia: potrebbe essere in Francia, Spagna, Inghilterra... Stasera (ieri, ndr) i carabinieri reggiani verranno in Francia per dialogare con noi sulle indagini".

Domani Hasnain comparirà davanti alla Chambre d’instruction, organo giudiziario francese: cosa accadrà? Quali tempi sono previsti per la sua consegna all’Italia?

"La Chambre deciderà sull’estradizione, avanzata dalle autorità italiane. Se Hasnain partirà per l’Italia in tempi più o meno veloci, nessuno può dirlo. Dipende dalla domanda fatta dalle autorità italiane e da quello che lui dirà alla Chambre, se si opporrà o meno".