"Ex Usi Civici? Una gestione non trasparente"

Il verdetto dei Commissari uscenti: l’amministrazione del 2017-20, definita "scorretta", dovrà rispondere di "atti contrari alla legge"

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La notizia è arrivata ieri mattina, nero su bianco, in una nota: agli ex Usi Civici di Febbio (in carica dal 2017 al 2020) è stato chiesto di "rispondere dei danni causati all’Ente in conseguenza della loro Amministrazione", che oggi viene definita "non corretta né trasparente". Dopo il commissariamento, quelle poche righe rappresentano una svolta nella vicenda che vide estromessa la gestione del presidente Rino Marchiò, ormai poco più di un anno fa, nel luglio del 2021.

Lo scontro fra gli Usi Civici di Febbio e l’Amministrazione comunale di Villa Minozzo parte da lontano: una diatriba che dalla gestione della seggiovia si è trasferita sulle presunte irregolarità dell’affitto dei pascoli ad aziende venete, che da anni trasferiscono migliaia di greggi in area Cusna. Due temi che in questa stagione estiva sono tornati a far discutere molto, viste anche le numerose aggressioni da parte di cani maremmani, alla guardia del gregge, nei confronti di escursionisti e turisti.

Oltre tre anni fa il comitato Usi Civici di Febbio si è scontrato con il gestore degli impianti Lorenzo Santi de La Contessa, per diversità di vedute sul futuro di Febbio. Si trattava di interventi di ammodernamento della stazione non condivisi dal Comitato Usi Civici che, vantandone la proprietà, pensava di interrompere gli accordi andando ad una gestione in proprio, attraverso la costituzione di una cooperativa fra gli stessi aventi diritto all’Uso Civico.

Da quel momento sono cominciate le lotte, prima tra il Comitato Uso Civico e La Contessa, intenzionata ad abbandonare Febbio, senza neppure occuparsi del rinnovo delle autorizzazioni degli impianti di risalita, al punto che sono rimasti fermi al palo sia nelle stagioni invernali che estive - resta tra l’altro incerto l’avvio degli impianti anche nella prossima stagione invernale. Su questi disastri è intervenuto energicamente il Comune di Villa Minozzo, mettendoci anche dei soldi pubblici, e successivamente l’Unione dei Comuni Alto Appennino che ha commissariato i Beni di Uso Civico di Febbio estromettendo il comitato presieduto da Marchiò.

I Commissari uscenti, nominati dall’Unione, hanno riscontrato "numerose irregolarità" nella passata gestione, secondo quanto riporta la nota di ieri. Un testo che però non specifica chiaramente cosa sia stato fatto e i legali chiamati a intervenire, gli avvocati Nino e Geminio Ruffini, non intendono per ora entrare più nello specifico. Si parla di "atti contrari alla legge" e "operazioni di dubbia legittimità, talvolta in conflitto di interessi". I precedenti amministratori avrebbero poi "omesso atti dovuti", evitando quasi sempre di pubblicare "gli atti compiuti sull’Albo Pretorio del Comune di Villa Minozzo. Il che, oltre a delegittimare gli atti stessi, ha impedito il pubblico controllo su di essi".

Se due indizi danno una prova, qualcosa alla seggiovia o ai ’pascoli selvaggi’ si può collegare. Secondo il sindaco di Villa Minozzo, Elio Ivo Sassi, è il secondo punto quello più probabile: "La chiusura della seggiovia è una questione che nasce da ritardi sui lavori e nei collaudi" precisa il primo cittadino, a intendere che oltre alla colpa di aver temporeggiato, molto altro non potrebbe esserci. Diverso invece il discorso per i patti agrari, per i quali un "eccesso di personalismo nella gestione" non è da escludere.

Settimo Baisi

Giulia Beneventi