Ferrarini concordato, con Pini entra la controllata statale Amco

Depositato il concordato: la società gestita dal ministero dell’Economia avrà il 20%. Nuovo cottificio a Rivaltella e niente delocalizzazione

Gruppo Ferrarini

Gruppo Ferrarini

Reggio Emilia, 2 settembre 2020 - Un aiuto statale nel rilancio Ferrarini. Dopo le indiscrezioni, ieri è arrivata anche l’ufficialità: a sostenere la cordata dello storico marchio non c’è solo il gruppo Pini, ma anche Amco (l’ex Sga, fondo statale che aveva ereditato parte dei debiti delle banche venete), la società gestita dal ministero dell’Economia che vanta un importante credito (circa 50 milioni di euro considerando anche Vismara e la società agricola), e che per ripianarne almeno il 30% si è detta disposta a investire sul nuovo progetto. Ad annunciare il ’salvagente’ è stata la stessa azienda di Rivaltella, con la nascita di una nuova società. L’intero capitale infatti passerà nelle mani di ’Rilancio Industrie Agroalimentari S.r.l’, una partecipata da Pini Italia srl (il maggiore operatore in Italia e uno dei principali a livello europeo nel settore della trasformazione di suini) e Amco come partner finanziario. Nel piano di stabilisce che dipendenti, creditori principali e Stato veranno ripagati al 100%, mentre per i chirografari (che non hanno prelazione) si scende al 30%.

In ogni caso la soluzione ideale secondo Ferrarini. Infatti, ritiene la storica azienda, «sarebbe inutilmente rischioso intervenire sull’attuale struttura aziendale, già risanata da tempo grazie al tempestivo supporto indiretto del Gruppo Pini, come dimostrano i risultati ottenuti nel recente passato ed in linea con le migliori performance dei concorrenti». Il ’Re della bresaola’ aveva previsto oltre 100 milioni di investimento nel primo concordato, sia per sostenere gli attuali debiti e la prosecuzione del piano produttivo (cosa che nell’ultimo anno è effettivamente avvenuta), sia per implementare quello industriale, attraverso la costruzione di un «nuovo moderno ed efficiente cottificio che sostituirà quello di Rivaltella, ma che sarà certamente ubicato nel territorio reggiano, possibilmente in prossimità di quello attuale» spiega Ferrarini.

Niente delocalizzazione dei circa 800 dipendenti pertanto. E a ribadire il concetto è una ulteriore scelta dell’azienda, che ha deciso di vendere il proprio stabilimento in Polonia. Una decisione già programmata da tempo, visto il consolidamento del Visegrad voluto dal premier ungherese Victor Orban (ci sono anche Repubblica Ceca e Slovacchia) a spingere la crescita autonoma dei rispettivi paesi, che avevano consigliato alla famiglia Ferrarini di guardare altrove. L’azienda spiega come «sarà venduto dagli organi della Procedura ed ogni produzione verrà trasferita in Italia». Su Amco però si è giocata la partita principale. Secondo Ferrarini, «la bontà della proposta è confermata dall’intervento di Amco che supporterà un progetto industriale meritevole di tutela». Nello specifico metterà a disposizione nuova finanza ed entrerà con una quota del 20% (a cui si aggiunge un altro 20% di Ferrarini, a ridurre l’iniziale sforzo di Pini dell’80%, anche se il gruppo valtellinese rimarrà come investitore di maggioranza) sostituendo con azioni i crediti vantati da Amco verso le società lussemburghesi azioniste di Ferrarini stessa. Amco potrà designare componenti degli organi societari e responsabili di funzioni di controllo, agendo come partner strategico, e partecipando in prima persona. Un progetto che secondo lo storico marchio vedrà «la struttura aziendale uscirne molto rafforzata».

I tempi. La palla ora passa al tribunale di Reggio, che dovrà accettare la proposta di concordato arrivata da Rivaltella. A quel punto sarà fissata l’adunanza dei circa 1.500 creditori (il debito complessivo con Vismara e la Saf è di oltre 350 milioni di euro): si punta a fine anno, ma potrebbe slittare ai primi mesi del 2021.