Hikikomori Reggio Emilia, è allarme. Sono 54 i giovani chiusi in camera

I ragazzi soffrono di "fobia scolare e attacchi di panico"

Hikikomori, sono 54 i giovani chiusi in camera (Foto d'archivio Ravaglia)

Hikikomori, sono 54 i giovani chiusi in camera (Foto d'archivio Ravaglia)

Reggio Emilia, 11 marzo 2019 - Chiusi in casa e volontariamente isolati dalla società, anche per mesi. ‘Hikikomori’ è come vengono chiamati in Giappone, dove già negli anni ’80 ha iniziato ad essere registrato questo fenomeno che si è poi diffuso tanto in estremo Oriente quanto in Occidente. Una recente rilevazione nelle scuole dell’Emilia Romagna li definisce ‘eremiti sociali’. Trattasi di ragazzi di scuole statali e paritarie, primarie e secondarie di I e II grado che smettono di frequentare le lezioni. Rimangono chiusi nella loro camera, evitando di avere qualsivoglia interazione con il mondo esterno, a meno che non sia virtuale. In regione sono stati segnalati in tutto 346 casi, che si riferiscono a 164 alunni maschi e 182 femmine. Solo nell’ambito della scuola secondaria di I grado si registra una prevalenza di maschi (48 su 86 segnalazioni).

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A Reggio sono in tutto 86 le scuole a cui è stata rivolta la rilevazione, e solo due di queste hanno deciso di non rispondere al questionario online. Comprendendo tutta la provincia reggiana, sono 54 i casi di ‘eremiti sociali’ (32 femmine e 22 maschi). La rilevazione, in due tranche, è stata effettuata tra febbraio e maggio 2018. Tra le voci presenti nelle giustificazioni delle assenze a livello regionale, sono in vetta l’ansia sociale, la fobia scolare, il disturbo d’ansia o attacchi di panico e la depressione. La fobia scolare è da intendersi come un’incapacità di affrontare il contesto sociale della scuola, ovvero quello che i ragazzi frequentano per la maggior parte del tempo.Se in Oriente il ritiro sociale è una fenomenologia con dinamiche ben precise e individuate, in Occidente è ancora difficile distinguere cosa determini questo esilio volontario prima, e le tecniche per uscirne successivamente.

Di fronte a questo tipo di comportamento, spesso il disorientamento da parte degli adulti è totale. La collaborazione delle famiglie con la scuola è dunque fondamentale per capire la gravità della situazione, ammesso che essi vengano coinvolti dal ragazzo nell’intimità della vita domestica. Questo disagio espresso con l’isolamento volontario ha alla base un senso d’inadeguatezza profondo, e per altro tipico dell’età adolescenziale. La condizione di paura e paralisi di fronte al contesto sociale, della scuola ma anche in generale, trova la sua origine nel giudizio altrui, che arriva a pesare sul cuore come un macigno. Fino a sotterrare qualsiasi tentativo di autostima e a chiudersi fisicamente in un luogo protetto, come la propria camera. «Stime indicative dei ricercatori e degli studiosi parlano di centomila giovani in Italia coinvolti da questo problema», hanno detto le conigliere regionali Silvia Prodi (Gruppo misto) e Francesca Marchetti (Pd), dopo aver chiesto una seduta congiunta per affrontare l’emergenza degli ‘Hikikomori italiani’. «L’obiettivo ora – hanno aggiunto – è intraprendere un percorso di ulteriore conoscenza del fenomeno, e creare un protocollo d’intesa regionale».