ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Il boss di nuovo in manette. Convalidato l’arresto di Gualtieri. La sua difesa: "Sono stato truffato"

Oltre due ore di faccia a faccia tra l’esponente della ’ndrangheta e il giudice per le indagini preliminari. Disposta la custodia cautelare in carcere. Il contabile di Grande Aracri è accusato di tentata estorsione.

A sinistra, Antonio Gualtieri. A destra, il superboss Nicolino Grande Aracri

A sinistra, Antonio Gualtieri. A destra, il superboss Nicolino Grande Aracri

"Sono stato truffato". È quanto ha detto Antonio Gualtieri, 63 anni, comparso ieri davanti al giudice delle indagini preliminari Luca Ramponi: per oltre due ore ha risposto al gip e alle parti sulla presunta vicenda per la quale è stato sottoposto dalla Procura a fermo, ieri convalidato dal gip, ovvero la tentata estorsione a un agente immobiliare con metodo mafioso. Per lui il giudice ha anche deciso la custodia cautelare in carcere, accogliendo le richieste della Procura. Gualtieri era stato condannato nel processo ‘Aemilia’ a 12 anni col rito abbreviato per associazione mafiosa, inquadrato come ‘capo’ e ’vertice’, e per altri reati tra cui due estorsioni ad altrettanti imprenditori bergamaschi, risalenti al 2011-2012. Dopo essere stato in carcere, e poi ai domiciliari per motivi di salute, Gualtieri aveva finito di scontare la sua pena per poi essere sottoposto a un anno di libertà vigilata iniziata da una ventina di giorni. Secondo la Procura in quest’ultimo periodo si sarebbe attivato per riscuotere un credito di 190mila euro vantato da un suo familiare nei confronti di un agente immobiliare "con il tipico metodo intimidatorio degli ‘ndranghetisti - ha riferito in una nota la questura - facendo minacce di morte a lui e ai suoi parenti". Dagli accertamenti della squadra mobile diretta da Andrea Napoli è stata ravvisata la gravità sulla base di dichiarazioni e intercettazioni.

La delicata inchiesta ha visto coordinarsi la Procura reggiana diretta dal procuratore Calogero Gaetano Paci e la Dda di Bologna. Davanti ai pubblici ministeri Stefano Finocchiaro e Denise Panoutsopolous, e alla pm della Dda Beatrice Ronchi, ieri il 63enne ha fornito la propria versione: "Si è difeso strenuamente e ha risposto a tutte le domande", dichiara l’avvocato difensore Stefano Vezzadini. Ha raccontato di aver dato la consistente cifra senza mai riaverla. Ma la richiesta di denaro sarebbe stata fatta presentandosi con riferimento al suo passato in carcere. I pm hanno chiesto la custodia cautelare in carcere; il legale di Gualtieri il rigetto e, in subordine, i domiciliari. Il giudice ha convalidato il fermo, disposto il carcere per il reato ipotizzato (esclusa l’aggravante di più persone riunite) e deciso il sequestro preventivo di 15mila euro in contanti. Ha poi disposto la trasmissione degli atti a Bologna per competenza territoriale e ordinato che il carcere relazioni sulle condizioni di salute di Gualtieri per verificare se siano compatibili con la detenzione in un penitenziario.