"Il gioco d’azzardo? Colpisce senza distinzioni"

Fabio Salati presidente della Papa Giovanni XXIII spiega la crescita del fenomeno "Coinvolte anche le donne che faticano di più ad ammettere questo problema"

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L’online come nuova frontiera del gioco d’azzardo, a volte anche inconsapevole, come accade tra i giovanissimi. E una tendenza ormai chiara: le donne hanno più timori a rivolgersi alle comunità riguardo alla ludopatia, "probabilmente dovuto al pregresso sociale che vede la parte femminile incaricata alla gestione della famiglia, e quindi sottoposta a giudizi severi quando si tratta di ammettere alcune trasgressioni". A ribadirlo è direttamente il presidente della Papa Giovanni XXIII, Fabio Salati.

Presidente, si possono fare distinzioni tra i giocatori d’azzardo?

"A guardare i nostri ospiti vi direi che non c’è un target specifico, a maggior ragione se facciamo un discorso di classi sociali. Coinvolge tutti, da chi ha una posizione lavorativa importante, quindi benestante, al pensionato di turno, fino a chi ha più difficoltà economiche, che poi sono spesso una conseguenza diretta della ludopatia".

Ha accennato al discorso delle donne.

"In termini numerici non c’è motivo di ritenere che la parte femminile sia meno propensa a giocare d’azzardo rispetto a quella maschile. Semmai hanno tendenze diverse. La fascia di età più alta in cui arrivano nella nostra comunità, quindi 50-60 anni rispetto ai 65-45 degli uomini, elenca motivi differenti per cui hanno iniziato a giocare: abbattere la solitudine per esempio, spesso legata al vuoto lasciato dall’uscita di casa dei figli. Altre volte la frustrazione, o le problematiche nel far quadrare il percorso di una famiglia, sia dal punto di vista relazione che economico. Le difficoltà legate alla sfera famigliare sono comunque spesso

ribadite anche dagli uomini". Quali sono i primi ‘sintomi’?

"La dispersione del tempo, soprattutto quando si gioca. Il principale però rimane legato al fattore economico: rischio di diventare ludopatico quando non gioco più per il piacere di farlo, quanto invece per recuperare le perdite avute. Un conto è comprare un Gratta e Vinci; un altro è prenderne 100 sperando mi ripianino i 200 euro persi il giorno prima. Poi si prosegue con le difficoltà a gestire il lavoro, i rapporti sociali e soprattutto le spese economiche di tutti i giorni. A quel punto, anche attraverso la spinta decisiva di un famigliare o un amico, si rivolgono a noi".

Quale aiuto potete offrire come comunità?

"Due tipi, psicologico ed economico. Ovviamente non possiamo ripianare i debiti accumulati (di cui chiediamo ampia documentazione peraltro) ma assieme agli ospiti adottiamo dei piani di rientro condivisi. La parte invece più personale si basa su un supporto di professionisti, anche nel gestire le ansie e le difficoltà derivanti da una condizione di sovraindebitamento, oltre a gruppi terapuetici. I progetti sono abbastanza brevi di norma, 4-5 mesi, ma chiaramente molto intensi".

Assieme al Comune avete creato Azzardopoint, uno sportello in grado di raggiungere e informare i cittadini, oltre a lavorare sulla prevenzione, soprattutto tra i giovani.

"Tra i ragazzi il nuovo problema sta diventando l’online. Un esempio banale: nei videogiochi attuali, si può raggiungere più in fretta i livelli successi acquistando strumenti virtuali; si parte con pochi euro, ma alla lunga può degenerare in una vera e propria dipendenza. Coi giovani cerchiamo soprattutto di sensibilizzare, spiegando le conseguenze della ludopatia. Non è semplice, ma è un lavoro che va fatto in modo sempre più intenso. Come associazione con i nostri esperti abbiamo tenuto formazione sul gioco d’azzardo su tutto il territorio nazionale: parliamo di oltre 400 seminari presso diverse sedi istituzionali, sedi del terzo settore, ordini professionali, scuole di ogni ordine e grado e serate rivolte alla popolazione. Un primo passo fondamentale".

Stefano Chiossi