Il nostro turismo è imbrigliato nella rete

Migration

Daniele

Petrone*

Fare rete. Quante volte abbiamo sentito negli anni abusare di questa espressione nei tanti proclami dei politici... In tutti gli ambiti, ma specie quando si parla di turismo. Una rete che però ha sempre avuto buchi tra le maglie. Da giovane cresciuto nel nostro Appennino, ho sempre ravvisato una scarsa collaborazione tra operatori. Un po’ per un’indole tutta montanara di "far da sè" (che per tanti aspetti può essere anche un pregio) e un po’ perché l’esempio dall’alto non è mai arrivato. Sia chiaro, ai ristoratori e agli albergatori va detto solo "chapeau", per come portano avanti attività in modo tradizionale e genuino, tra i mille svantaggi logistici della montagna. Ma il turismo è un’altra cosa. Lo dimostra il fatto di essere stati colti impreparati al boom di richieste in Appennino di questo periodo, non sapendo cogliere la voglia di riscoprire la natura figlia della pandemia.

Ho sempre pensato che non sia mai stato compreso il vero potenziale del nostro territorio. E che in pochi ci sappiano fare veramente. Non voglio fare paragoni con realtà con le quali – siamo onesti – non si può competere, ma basterebbe poco. Poche settimane fa sono passato in Vallagarina, nei dintorni di Folgaria. Una zona bellissima, ma non di certo la più esclusiva del Trentino. Una bazzecola, ma significativa: gli abitanti, così come gli albergatori, ricevono sgravi fiscali o contributi se abbelliscono il paesaggio. Dai vasi di gerani colorati che fanno capolino dai terrazzi fino alle sculture tipiche in legno nei curatissimi giardini. Il colpo d’occhio, se confrontato ai paesini dei nostri Appennini, è di un altro livello. Ora, nessuno dice di emulare le Alpi, ma prenderle a esempio di come valorizzare le proprie gemme (seppur inferiori, o meglio, diverse) questo sì. Perché da noi non può esserci lo stesso grado di cura? La rete deve cominciare – ma per davvero – a essere annodata dalla politica. Mancano idee e intraprendenza. Senza queste, nella rete delle parole ci si resta imbrigliati per sempre...

* Giornalista