"Il paziente è tornato al Ctr anche dopo la querela..."

Citarella, direttore del centro di terapia, si difende dalle accuse di lesioni e truffa "L’Ausl non si è costituita parte civile, dimostra la bontà del nostro operato"

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"Sono molto tranquillo perché mi professo totalmente estraneo ai fatti e contesto ogni addebito. Anzi, mi riservo di chiedere i danni a chi mi ha citato in giudizio". Ci mette la faccia e contrattacca Roberto Citarella, 60enne medico modenese (nella foto), direttore sanitario del Ctr – il centro di terapia riabilitativa di via Fratelli Cervi a Pieve Modolena – accusato di lesioni nei confronti di un paziente e di truffa per rimborsi chiesti all’Ausl che secondo gli inquirenti non sarebbero stati dovuti per la tipologia di prestazione. Giovedì scorso si è tenuta l’udienza preliminare, con la Procura che ha chiesto il rinvio a giudizio. Il gup Silvia Guareschi ha rinviato al 3 novembre. Data nella quale la difesa – rappresentata dagli avvocati Maurizio Attolini del foro di Reggio e Luana Masiero del foro di Padova – punta alla sentenza di ‘non luogo a procedere’.

"Ci sono tante contraddizioni – spiegano i legali – Innanzitutto la querela del paziente è stata depositata un anno dopo le presunte lesioni subite, quando non si dovrebbero superare i 90 giorni. Inoltre prima di presentare l’esposto, aveva tentato una mediazione, è chiaro che il suo obiettivo sono i soldi". Citarella aggiunge: "Dinanzi alla sua richiesta ho attivato l’assicurazione, ma non essendoci gli estremi non è stato ‘risarcito’".

I fatti risalgono al 2017. L’8 novembre 2016 la presunta vittima (che non citiamo per tutelare i suoi dati sanitari sensibili, che si è costituito parte civile assistito dallo studio legale Devis Panisi) viene operato, in una struttura chirurgica della città, dopo un infortunio sul lavoro per una rottura massiva della cuffia dei rotatori alla spalla sinistra. Dalla stessa equipe gli viene prescritta una terapia riabilitativa individuale, con pure esercizi a domicilio. Si rivolge dunque al Ctr che lo prende in carico.

"Noi non prescriviamo mai, e la nostra documentazione lo prova, compiti a casa. Se il paziente lo ha fatto, non lo sappiamo e magari proprio qui ha peggiorato la sua lesione. Inoltre, contesta il fatto che a causa delle nostre terapie non abbia potuto lavorare per oltre 40 giorni. Ma lui già non lavorava, si è presentato qui con la mutua Inail. Un certificato della struttura nella quale si è sottoposto all’intervento riporta che due settimane dopo questo, non lamentava dolori. Manca il nesso causale...". L’avvocato qui entra nel tecnico: "Tutto ciò che contesta il paziente è supportato solo da una perizia di parte. Perché non ha chiesto una consulenza imparziale nominata dal giudice? Se andremo a dibattimento, la chiederemo noi".

Citarella poi prosegue: "Lui ha firmato accettando tutte le terapie. E i documento lo comprovano. Poteva anche rifiutarsi. Inoltre, dopo la querela, nel 2021 è tornato al Ctr per alcune visite neurologiche. Non siamo l’unica struttura in convenzione, a Reggio c’è un’ampia scelta. Se non si fidava di noi...". E aggiunge: "Da una visita è emerso che è affetto da una polineuropatia dettata da ernie cervicali ‘C5’ e ‘C6’ che prendono proprio la spalla. Per quanto si possa curare la lesione, dopo un’operazione come la sua, è difficile eliminarla".

Infine Citarella respinge anche l’accusa di truffa perché secondo la Procura avrebbe chiesto rimborsi all’Ausl per prestazioni individuali (come da prescrizione medica per il paziente) mentre quella sarebbe stata effettuata una collettiva.

"Individuale non vuol ‘in box’, ma può anche essere svolta con altri in una palestra. L’importante è che la terapia sia rivolta a lui, come abbiamo fatto. Cito la distinzione dell’Ausl: “Rieducazione motoria individuale: indipendentemente dalle metodiche, dal mezzo e dall’ambiente utilizzato”. Poi durante la seduta ci possono essere momenti in cui un fisioterapista segue anche altri, ma solo per non sovraccaricare il paziente, altrimenti si sarebbe rischiato l’‘accanimento’ terapeutico sulla spalla. L’accusa ha oltre 20 pazienti testimoni? Noi abbiamo testimonianze di diversi terapisti in sala e non solo uno per la terapia ‘collettiva’ come ci viene contestata. Andremo a processo tranquilli. E tra l’altro la stessa Ausl non si è costituita parte civile, questo conferma la bontà del nostro operato. L’unico ad averlo fatto è il paziente, nessun altro si è lamentato...".

Daniele Petrone