Il ’pirata’ aveva la patente sospesa Ora è sotto choc: "Non l’ho visto"

Sandro Gulmini era stato sorpreso tempo fa in guida in stato d’ebbrezza. Il suo avvocato: "Non è scappato"

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di Alessandra Codeluppi

"Non sono scappato. Non mi sono accorto, invece, di aver investito un uomo. E ancora non riesco a capacitarmi del fatto che sia morto...".

Sono le parole che il 55enne Sandro Gulmini ha ripetuto in questi giorni al suo avvocato: parole di un uomo che appare sconvolto e disperato. È lui il conducente, originario di Gonzaga (Mn) e residente a Rolo, arrestato dopo essere stato individuato come il presunto pirata della strada che martedì pomeriggio ha investito con un trattore e causato la morte del 44enne Zahir El Harti, a Rio Saliceto, per poi scappare. La vittima, di origine marocchina e residente in paese, era in sella alla bici, quand’è avvenuto il tragico impatto, lungo via Ca’ de Frati, strada che costeggia la campagna sulla provinciale 46.

Gli agenti della polizia stradale di Reggio e di Guastalla, coordinati dal comandante Nicola Di Lernia e coadiuvati dalla polizia locale dell’Unione Pianura reggiana, hanno fatto il sopralluogo in loco e poi analizzato le telecamere che hanno permesso di risalire al mezzo. Per Gulmini, che fa il contadino conto terzi, sono state formulate le ipotesi di omicidio stradale e di fuga e omissione di soccorso, a cui potrebbe aggiungersi un’aggravante, ovvero la guida con patente sospesa perché tempo fa era stato sorpreso in stato di ebbrezza.

Ora il 55enne si trova ai domiciliari in attesa dell’udienza di convalida. "Il mio assistito è stato raggiunto dalla polizia nel tardo pomeriggio di martedì - racconta l’avvocato difensore Alessio Barboni -. Lui stava lavorando come ogni giorno nei campi, dove stava spargendo il letame. Gli è stato detto che aveva ucciso una persona, poi è stato portato in caserma a Guastalla, dove l’ho raggiunto: era sotto choc".

La difesa contesta soprattutto la formulazione delle ipotesi di fuga e omissione di soccorso: "Pare che il ciclista sia stato investito con le ruote posteriori del rimorchio, che è pesantissimo, e non dal lato del conducente. La strada è molto dissestata e il mezzo, cabinato: potrebbe non aver sentito nulla a causa del frastuono. Di certo se avesse voluto fuggire, non sarebbe andato a lavorare in tutta tranquillità".

Gulmini è vedovo: la moglie è morta una decina di anni fa per cause naturali e lui vive con tre figli, di cui uno minorenne. "In tutto questo tempo lui ha provveduto alla famiglia da solo. Vive del suo lavoro e non ha fatto altro che il contadino. In modo ovviamente diverso dalla persona deceduta, anche Gulmini è una vittima di questa vicenda: è stata una disgrazia dovuta al mezzo pesante, al manto stradale ma non alla sua incuria".

Da quanto trapela, gli investigatori non credono molto a quest’ultima ipotesi. La strada è larga poco più di 5 metri, il trattore lungo 15 e largo 2,65. Lui avrebbe circolato in mezzo alla carreggiata: possibile che non abbia visto - è l’interrogativo - la bici davanti a lui? Il 44enne El Harti, cittadino italiano, dopo aver perso il lavoro in un’azienda metalmeccanica di Campagnola, faceva lavori saltuari come sistemazione di siepi e legname, prima che la sua vita precaria e di fatica - simile per certi versi a quella di Gulmini - venisse spezzata sull’asfalto.