REDAZIONE REGGIO EMILIA

"Incertezza e aziende piccole in difficoltà"

La fotografia emersa dall’indagine di Cna. Lugli: "Gli elementi positivi? Economia che tira e ottimi dati sugli investimenti"

"Incertezza e aziende piccole in difficoltà"

"Grande incertezza, aziende piccole più in difficoltà e troppi ostacoli alla crescita". Azio Sezzi, direttore generale della Cna di Reggio riassume così quanto emerge dall’indagine congiunturale che la Confederazione ha svolto a settembre (prima della nuova crisi israelo-palestinese) interpellando 200 aziende associate per osservare l’andamento del 2023 e le previsioni sul 2024. "Ci sono anche elementi positivi – precisa il presidente della Cna reggiana Giorgio Lugli –, abbiamo un’economia che tira, ottimi dati sugli investimenti anche delle piccole imprese". Il campione: il 67% delle imprese interpellate ha meno di 10 addetti e il 61% fattura meno di un milione di euro l’anno. L’andamento del 2023 è stato valutato in maniera fortemente polarizzata visto che il 33% ha segnalato un miglioramento rispetto al 2022, il 34% un peggioramento e il 33% la stabilità. Nelle previsioni per il 2024 rimane l’equilibrio, con però un dato spiazzante: il 26% si aspetta un miglioramento, il 26% un peggioramento, il 23% la continuità, ma addirittura il 27% non sa rispondere. "Il fatto che un’impresa su quattro non sia in grado di fare previsioni sul suo futuro colpisce molto – spiega Sezzi – e dimostra che ci sono tante incertezze e difficoltà per le imprese più piccole. Le imprese più strutturate infatti non hanno risposto così, segno di un respiro più ampio". Per quanto riguarda il personale, nel 2023 un’impresa su quattro ha aumentato il numero di addetti e quelle che ne avevano già più di 25 lo hanno fatto ben nel 56% dei casi. Delle aziende tra 1 e 9 addetti solo il 15% si è ampliato. Anche se l’aumento previsto per il 2024 è pressoché identico (+22%), il dg sottolinea un "problema molto grosso nel reperimento del personale. Ci concentreremo sempre di più sul rapporto con i giovani, perché oggi il mismatch tra domanda e offerta di lavoro frena la crescita delle nostre imprese e in questo lo scenario internazionale non c’entra, dobbiamo interrogarci tutti quanti". Bene invece gli investimenti: il 38% delle imprese ha comprato nuovi asset nel 2023 e il 33% conta di farlo nel 2024. Lugli ne va fiero: "Finalmente siamo riusciti a far capire che gli investimenti fanno bene a tutti, anche alle imprese più piccole. I bandi regionali per la digitalizzazione hanno funzionato benissimo e idem quello per le energie rinnovabili". Tra le difficoltà maggiori si segnalano gli adempimenti burocratici, come spiega Sezzi: "Vengono chieste le stesse cose a aziende grandi e piccole ma quest’ultime, non essendo strutturate per questioni non strettamente prioritarie, vanno in difficoltà. Bisogna facilitare le cose per loro. Incrociando le dita, sembrano pesare meno il costo dell’energia e quello delle materie prime, ma ben il 24% segnala una riduzione dei margini".

Tommaso Vezzani