La farina di grillo? Più scienza, meno pregiudizi

Bene sul piano nutrizionale, ma attenzione alle allergie: contiene la chitina, come i gamberetti

Non ora ma in futuro?

Nel gennaio scorso la vendita della farina parzialmente sgrassata di grillo domestico (Acheta Domesticus) è stata

autorizzata nella Unione Europea.

Gli studiosi hanno rilevato che si tratta di un alimento molto interessante sia dal punto di vista della quota proteica che ambientale.

I grilli infatti abbondano di preziose proteine tanto da averne oltre due volte quelle contenute nella carne. Sono anche ricchi di vitamine B, calcio, fosforo e anche di fibra alimentare così utile per il benessere intestinale.

Con questo prodotto si avvantaggerebbe pure in grande misura l’ambiente in quanto i grilli hanno bisogno solo dello 0,05% di acqua per produrre la stessa quantità di proteine rispetto alla carne di mucca e si avrebbe anche un calo delle emissioni di gas serra.

Attenzione però alla possibilità di allergie, soprattutto chi è allergico ai crostacei; i grilli hanno infatti come i crostacei una sostanza allergogena denominata chitina.

Il consumo in larga scala di questa farina è ancora prematuro sia per il costo esorbitante (circa settanta euro al chilogrammo contro i due euro della farina di frumento), sia per il pregiudizio di molti verso gli insetti, anche se non si ha alcun problema per invertebrati simili come i gamberetti.

Di conseguenza pizze, cracker e biscotti confezionati con questa farina saranno per ora molto limitati, ma tanti studiosi ritengono che tali nutrimenti saranno inevitabili per contrastare la fame nel mondo e per proteggere l’ambiente.

William Giglioli,

medico specialista

in Scienza

dell’Alimentazione