"L’industria ormai non può più aspettare Giorgia Meloni venga nella nostra città"

L’ex numero uno dell’Unione invita a Reggio la presidente in pectore. "Governo e opposizioni devono capire che nei prossimi 5 anni in gioco il peso e il futuro del nostro Paese"

Migration

L’imprenditore Fabio Storchi (foto), già numero uno degli industriali reggiani, invita Giorgia Meloni a Reggio: "Serve guardarsi negli occhi e discutere dei temi cari alle aziende. Ora, sul piatto ci sono i costi dell’energia, le tensioni economiche e sociali che il conflitto in Ucraina sta determinando. La politica deve capire le reali necessità degli imprenditori, la vera ossatura economia del nostro Paese. Invito la Meloni a Reggio, per dibattere insieme, anche alle istituzioni, sul futuro del nostro meraviglioso Paese. Lo dobbiamo fare subito, senza perdere ulteriore tempo. Sono le nostre imprese a chiedercelo".

Il problema fondamentale è quello energetico. "Nel breve termine – afferma Storchi – occorre impegnarsi per sostituire la produzione elettrica con fonti alternative al gas, inclusa la riattivazione delle centrali a carbone, e l’acquisto di gas da fonti diverse da quelle russe. Si tratta di un obiettivo imprescindibile perché solo fermando la corsa al rialzo del prezzo dell’energia, l’Italia potrà assicurare un futuro alla sua industria e salvaguardare così milioni di posti di lavoro".

Storchi ricorda che la manifattura italiana, ha retto a due crisi economiche, ha perso il 25% della propria capacità produttiva, ha affrontato la pandemia e, nonostante tutto ciò, è in crescita costante dal 2016. Si tratta di un risultato straordinario che, tuttavia, è oggi messo in discussione da enormi trasformazioni strutturali e nuovi equilibri geopolitici. Pur in presenza di una preziosa stabilità politica, ma privi della leadership e dell’autorevolezza internazionale di Mario Draghi, il nuovo governo e l’industria dovranno fare da sé per pensare e attuare un riposizionamento competitivo nazionale che non ha precedenti. Governo e Opposizione devono comprendere che nella nuova legislatura non è in gioco la vittoria o la sconfitta alle prossime elezioni, bensì il ruolo e il peso internazionale del nostro Paese e della sua industria da cui dipende il futuro di 59 milioni di Italiani".