Il long Covid "è una clausura che dura mesi"

Il commercialista Carlo Baldi racconta la difficile convivenza con la sindrome che può attecchire anche dopo la guarigione

Carlo Baldi, 82 anni, titolare di uno dei più grandi studi di commercialisti della regione

Carlo Baldi, 82 anni, titolare di uno dei più grandi studi di commercialisti della regione

Reggio Emilia, 27 febbraio 2022 - Mentre il virus arretra e i dirigenti dell’Ausl tirano un sospiro di sollievo, anche i cittadini iniziano a sentirsi meno preda del giogo del Covid e delle restrizioni governative. Ma c’è chi dopo aver combattuto contro gli effetti immediati del virus, deve fare i conti con la sua ’coda’ di conseguenze. Più che il Covid, i prossimi mesi saranno quelli della gestione della sindrome del Long-Covid, che con l’esplosione dei contagi avvenuta con la variante Omicron colpisce sempre più persone. Una di queste è Carlo Baldi, 82 anni, commercialista di fama in città, animatore intellettuale e considerato a ragione un po’ il padre dell’università reggiana.

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Quarta dose, per tutti? Chi la deve fare dall'1 marzo - Zona bianca, cosa cambia e cosa si può fare Baldi, partiamo dal principio. Quando ha contratto il Covid? "Il virus l’ho preso ai primi di gennaio di quest’anno. Fortunatamente avevo già tutte e tre le dosi di vaccino. Me ne sono accorto perché mi sentivo stanco, mi è venuta la febbre e ho fatto subito il test e sono risultato positivo". Che effetti ha avuto? "Nulla di che sul momento. E’ durato tre o quattro giorni, non di più. Ho avuto la febbre a 38,5 massimo. Non è stato troppo debilitante". Poi cosa è successo? "Ho ricominciato a far le mie cose, ma ho iniziato ad avere raffreddore e tosse. Poi è subentrata una stanchezza enorme, sonnolenza, debilitazione. Per arrivare fino alla depressione. Sono andato subito dal medico che ha individuato la sindorme di Long-Covid". Cosa le ha prescritto? "Mi ha dato tanti medicinali per darmi forza. Io ho sempre avuto un buon appetito ed è sparito anche questo. Non mangeresti mai, ti sforzi di mangiare. Ho perso peso e poi pian piano, forzandomi, l’ho recuperato". Altre problematiche? "Ho avuto anche un crollo dell’emoglobina, tanto che mi hanno dovuto fare una trasfusione. Il Covid entra da tutte le parti e colpisce anche la muscolatura, creando l’indolenzimento". Riusciva a riposarsi stando in casa? "Io sono uno che non ha mai dormito molto ma quel poco bastava per riposare, mentre d’improvviso dormire non mi bastava più. Un altro aspetto molto complicato è stato il fatto che sono stato colpito al naso. Avevo un fortissimo raffreddore e di notte facevo fatica a respirare, mi svegliavo continuamente. Fortunatamente non ho problemi ai polmoni come hanno avuto tanti altri, ho fatto le lastre". Cosa significa per lei non aver la forza di fare nulla? "Per me è difficile, perché sono sempre stato abituato a fare tante cose. Ora al massimo riesco a fare un giretto di mezzora in centro con mia moglie, poi mi stanco". Ne sta uscendo? "Le cose vanno meglio ma ci sono ancora in mezzo, è calato un po’ il senso di stanchezza, mi sono abituato a mangiare ma non ho più appetito. Cammino, ma non posso esagerare. Da tre o quattro giorni ho ricominciato a fare un chilometro al giorno. Potrei andare avanti così per mesi, mi dicono. E’ una cosa che solo provandola ci si rende conto cosa vuol dire. E per fortuna che sono stato assistito bene. Vorrei ringraziare i medici che mi hanno seguito, uno in particolare: il dottor Luciano Masini di Villa Verde". Lei ha uno dei più grossi studi di commercialisti dela città. E’ riuscito a lavorare? "No, non ho potuto. Sono andato soltanto un’ora in ufficio al giorno. Poi ti stanchi subito. E per fortuna che mia moglie mi assiste, cerca di farmi da autista, di preparare da mangiare sempre cose diverse per stimolarmi l’appetito. E’ una fase di incertezza terribile. La stanchezza, tra l’altro, non monta pian piano, ma ti crolla addosso all’improvviso". Oltre alla sua professione lei è molto impegnato nel promuovere l’arte e la cultura reggiana. Riesce a leggere? "Ho dovuto rinunciare anche a quello, solo un po’ i giornali. Per me è una grossa sofferenza. Mi sto rendendo conto ora di cosa vuol dire il Covid. Se non avessi avuto il vaccino sarei stato in ospedale. In questo periodo sto pensando inevitabilmente al dramma di chi non è in grado di lavorare in queste condizioni. E’ una clausura".