"Mai avuto nulla a che fare con i servizi segreti"

Processo sulla strage di Bologna. Paolo Bellini ha proseguito la deposizione "La mia visita in Portogallo nel 1973? Fui mandato da Franco Mariani"

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La seconda ’puntata’ di Paolo Bellini (foto). Dopo la prima, avvenuta davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Bologna mercoledì scorso, l’ex ’Primula nera’ è tornato a deporre ieri mattina nell’ambito del Processo di Appello sulla strage di Bologna, di cui l’ex Avanguardia Nazionale è imputato per concorso nell’attentato. Confermando ed approfondendo quanto aveva affermato già 48 ore prima. Negando, ancora una volta, di aver mai avuto legami con i servizi segreti italiani forme similari di intelligence: "Ho sempre ripudiato l’idea di incontri con i servizi - ha affermato Bellini -, perchè si sa come va a finire. Io aborro l’idea dei servizi, non ho mai avuto rapporti con loro, quando qualcuno si è avvicinato a me gli ho detto di no. Che io sappia, neanche mio papà Aldo aveva rapporti, se li ha avuti, è stato tramite il dottor Ugo Sisti (l’ex procuratore capo di Bologna, ndr)". Quindi nessun intrallazzo con i servizi, nessuna commistione. Un ’no’ secco che per la Procura Generale è per lo meno illogico, proprio per tutta quella serie di contatti, e offerte, ricevute nel corso degli anni, in particolare proprio dal padre Aldo, di cui si diceva fosse succube. L’esempio di questa contiguità? Il viaggio in Portogallo, nel 1973 ai tempi della dittatura di Salazar, su richiesta del senatore dell’Msi Franco Mariani, dopo aver conosciuto due ufficiali, uno spagnolo e uno portoghese: "Dovevo verificare delle possibili infiltrazioni, se c’era o no la possibilità che stranieri potessero entrare in Italia per avvicinare gente di destra e fare qualcosa - ha spiegato Bellini -. Cercavo legami tra estremisti di destra di Parma e i portoghesi. A Lisbona mi hanno fatto un’offerta, quella che avrei avuto asilo politico in poco tempo. Ma io non ne volevo sapere e dissi a mio padre di farmi il biglietto e ritornai in Italia".

Tra il ’77 e l’80 i vari tentativi di ’intruppare’ Bellini, furono svariati e secondo la ricostruzione della Procura la figura centrale fu quella di Ugo Sisti, allora procuratore capo di Bologna, amico intimo di papà Aldo, che, secondo la Procura coprì la latitanza e la vera identità di Bellini, depistando le indagini su di lui e, di conseguenza, sulla strage: "Mi disse mio padre ’La strage di Bologna? Servì a coprire quella di Ustica. Mi chiese come facevo a non capirlo, visto che ero un pilota di aerei"