Maxi confisca di lusso Auto, gioielli e orologi Beni da 5 milioni di euro sottratti ad Aldo Ruffini

Provvedimento definitivo della Corte d’Appello su pronuncia di Cassazione per il 78enne commerciante reggiano ritenuto un "evasore fiscale seriale". Ma tre immobili sequestrati nel 2016 sono stati restituiti alla famiglia.

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Maxi confisca di lusso Auto, gioielli e orologi Beni da 5 milioni di euro sottratti ad Aldo Ruffini

di Daniele Petrone

Auto di lusso, quadri, gioielli, borse e orologi di valore, ma anche denaro contante e conti correnti. Beni per un ammontare di quasi 5 milioni di euro che sono stati confiscati definitivamente ad Aldo Ruffini, 78enne originario di Vetto, in Appennino, ma residente a Reggio, imprenditore e commerciante di preziosi in tutto il Nord Italia, già arrestato in passato per evasione fiscale, usura e ricettazione, nonché per esercizio abusivo dell’attività finanziaria, riciclaggio, contraffazione di marchi, reati tributari, violenza e minaccia a pubblico ufficiale. A dare esecuzione del decreto – emesso dalla Corte d’Appello di Bologna dopo la pronuncia della Cassazione che si fonda sulla considerazione di Ruffini come "soggetto socialmente pericoloso" – la sezione mobile del nucleo di polizia economico-finanziaria delle fiamme gialle di Reggio.

L’uomo è ritenuto dagli inquirenti un "evasore fiscale seriale" ed è stata disposta la confisca – divenuta quindi definitiva – nel dettaglio di un milione di euro in contanti, 3 milioni tra gioielli e orologi, 170.000 euro di un conto corrente ancora attivo, 159.000 euro tra quadri, borse griffate e orologi da tavolo e 372.000 euro di valore complessivo di 8 autoveicoli di lusso, intestati a familiari conviventi e soggetti terzi compiacenti.

L’inchiesta – nell’ambito di indagini patrimoniali previste dal codice antimafia e misure di prevenzione – avevano portato la guardia di finanza ad eseguire, nel dicembre 2016, un sequestro preventivo nei confronti di Ruffini per un ammontare di 10 milioni di euro. Ma nel gennaio di quest’anno, la Cassazione ne aveva ‘scongelato’ circa la metà e confermandone altrettanti. In particolare sono stati riconsegnati tre immobili – un’abitazione in città in via Brigata Reggio, una a Desenzano sul Garda e l’altra a Forte dei Marmi – che secondo le accuse iniziali, Ruffini aveva intestato in maniera fittizia alla moglie Carla Benevelli e allo zio di questa, Silvano Ferretti. Ma dopo diverse battaglie legali è stata dimostrata – secondo i giudici – che appartamenti e ville fossero state acquistate prima che Ruffini conoscesse la donna. Così come sono stati dissequestrati una parte di orologi, gioielli, denaro contante e polizze.

Ruffini era finito nei guai anche per la vicenda che coinvolse la presidente del tribunale di Reggio, Cristina Beretti. Quest’ultima venne avvicinata da don Ercole Artoni (morto a 90 anni nel gennaio 2022) – noto prete ’compagno’ comunista – che la minacciò: "Giudice, stia molto attenta. Gli imputati di Aemilia sanno dove studia suo figlio". Intimidazioni – che secondo le ricostruzioni investigtive – vennero avanzate per convincere a dissequestrare proprio i beni di Ruffini. Sia il sacerdote sia il commerciante vennero arrestati e successivamente scarcerati. Nel 2020 vennero però assolti dal tribunale di Ancona (competente in materia di processi che coinvolgono la magistratura di Reggio).