"Mescolini, decisione giusta Aveva a cuore le sorti del Pd"

Il Tar boccia il ricorso dell’ex procuratore capo dopo il trasferimento per incompatibiltà "Pregiudicata la sua imparzialità. E le chat con Palamara minarono la serenità dei colleghi"

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di Daniele Petrone

"Infondato". Il Tar del Lazio ha giudicato e respinto così il ricorso dell’ex procuratore capo di Reggio, Marco Mescolini che aveva impugnato il trasferimento per incompatibilità ambientale deliberato dal Csm il 24 febbraio 2021. All’origine della vicenda, l’esposto presentato da quattro pm della procura reggiana dopo la pubblicazione delle chat fra Mescolini e l’allora consigliere del Csm Luca Palamara, col primo che insistentemente si informava sull’iter della sua nomina a procuratore capo di Reggio. Le quattro sostenevano di non essere più nelle condizioni di svolgere il proprio lavoro con la serenità necessaria.

Il tribunale amministrativo ha rigettato il ricorso nel merito punto per punto. Nella sentenza pubblicata ieri ed emessa in camera di consiglio il 12 ottobre scorso dal presidente Antonino Savi Amodio (con l’estensore Francesca Petrucciani e il consigliere Filippo Maria Tropiano) si sottoscrive in toto quanto accertato il Csm sfociando poi nella decisione presa del plenum.

"Il clamore mediatico ha investito anche fatti occorsi quando il dottor Mescolini era pubblico ministero presso la Dda di Bologna essendo stata tratteggiata la figura di un magistrato che ha cuore le sorti degli esponenti locali del Partito Democratico", si legge nelle motivazioni di bocciatura del ricorso nel quale il pool di avvocati (Alessandro Gigli, Guglielmo Saporito e Franco Gaetano Scoca) di Mescolini puntavano – su questo aspetto – sulle "valutazioni incongruenti" del Consiglio Superiore della Magistratura. E proprio per questa sua ‘vicinanza’ a una certa parte politica, secondo le colleghe magistrate, Mescolini aveva "perso credibilità e autorevolezza, apparendo (la magistratura, ndr) all’esterno priva di indipendenza". Nell’istruttoria si cita a riguardo un episodio: "Una perquisizione in uffici pubblici (inchiesta sugli appalti pilotati in Comune a Reggio, ndr) rinviata di alcuni giorni per la concomitanza delle elezioni" nel 2019.

Secondo i giudici amministrativi il Csm ha provveduto ad acquisire tutti gli elementi necessari al fine di escludere che l’esposto fosse determinato da eventuali inimicizie o dalla volontà delle esponenti (le pm) di conservare il proprio status quo. E l’istruttoria sul caso è stata svolta "in modo approfondito e gli elementi raccolti riportati nella motivazione della delibera non evidenziano alcuna illogicità o contraddittorietà": tra l’altro venne sentito anche l’allora procuratore generale Ignazio De Francisci che confermò "il clamore derivato dalla pubblicazione delle chat e la conflittualità insorta al riguardo tra i magistrati del distretto".

Con Palamara, si sottolinea, era emersa "una fitta interlocuzione avente ad oggetto anche la scelta dell’interessato". E nella stessa sentenza vengono riprese due messaggi che Mescolini aveva scritto all’allora consigliere del Csm. "Ti ho fatto mail con alcune idee per il parere del plenum. D’ora in poi sto zitto. E aspetto. Grazie", gli inviò il 19 febbraio 2018 aspettando notizie per la sua nomina a procuratore capo di Reggio. Mescolini inizialmente aveva negato le chat, anche con le stesse quattro pm che avevano firmato l’esposto contro di lui. Queste avevano inoltre aggiunto che Mescolini non ha indetto alcuna riunione interna per chiarire la propria posizione coi colleghi, intervenendo in conferenza solo per difendere la propria persona. La delibera del Csm, tant’è che infatti ha pure osservato come "sia stata oggettivamente pregiudicata l’immagine di indipendenza e imparzialità" del magistrato "nell’esercizio dell’attività giudiziaria, comportando l’insorgere di condizioni non compatibili col sereno esercizio dell’attività giudiziaria".

Nel ricorso Mescolini puntava anche al fatto che l’indagine svolta dalla prima commissione del Csm "fosse incompleta, fondando la propria decisione sulle dichiarazione solo di alcuni magistrati dell’ufficio". Ma anche su questo il Tar ha sentenziato che "tale assunto non è fondato". Infine Mescolini ricorreva anche contro il trasferimento a Firenze (Procura dove si trova tuttora) e quindi fuori dal distretto di Bologna. Ma per il Tar, la decisione è corretta e in linea con l’ordinamento giudiziario. Mescolini ora ha un’ultima possibilità: controricorrerà al Consiglio di Stato.