Morto nel pozzo, oggi l’udienza in Cassazione

La Suprema Corte deciderà se figlia e genero di Pedrazzini dovranno tornare in carcere. Giovedì altri esami dei Ris su reperti ritrovati

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di Alessandra Codeluppi

Sono ore dense di attesa per gli sviluppi legati a una tragica vicenda che ha commosso la comunità di Toano e l’Italia: la morte di Giuseppe Pedrazzini, l’anziano scomparso e poi recuperato senza vita in maggio nel pozzo della sua casa di Cerrè Marabino. Nel fascicolo aperto dalla Procura risultano indagati tre parenti stretti: la figlia, il genero e la moglie. Oggi in Cassazione è attesa la decisione sulla misura cautelare nei confronti della figlia Silvia Pedrazzini e di suo marito Riccardo Guida. Si tratta dell’epilogo di una battaglia legale iniziata mesi fa: la coppia, così come la moglie del 77enne morto, Marta Ghilardini, era stata inizialmente sottoposta alla custodia cautelare alla Pulce. Poi il gip Dario De Luca li aveva scarcerati per l’ipotesi di sequestro di persona, disponendo l’obbligo di firma e di dimora per tutti per soppressione di cadavere e truffa, misure tuttora in vigore per la figlia e il genero a Suzzara (in attesa della decisione di oggi della Cassazione), e per Ghilardini a Toano. La Procura aveva contestato loro pure l’omicidio, ma senza chiedere misure cautelari. Il pm Piera Cristina Giannusa, titolare dall’indagine, aveva impugnato la decisione di De Luca al Riesame, chiedendo il carcere per tutti. I giudici di Bologna avevano in larga parte accolto la sua richiesta: in luglio avevano disposto di nuovo il carcere per i coniugi Pedrazzini-Guida per sequestro, truffa – ovvero aver continuato a intascare la pensione dell’uomo già morto – e soppressione di cadavere, mentre avevano confermato per Ghilardini le due misure in vigore, estendendole anche al sequestro. Il Riesame aveva usato parole pesantissime nel delineare quanto sarebbe avvenuto tra il dicembre 2021 e l’8 marzo: "È stato lanciato morire senza assistenza sanitaria". E aveva parlato di "interessi economici anteposti a ogni forma di umana solidarietà verso un parente stretto". L’avvocato Ernesto D’Andrea, che difende la coppia, si è rivolto alla Corte suprema contro l’applicazione del carcere. Nel suo ricorso sostiene che non si configurano né il reato di omicidio né il sequestro di persona, dal momento che le condizioni di salute dell’anziano erano molto gravi. Non si è opposta l’avvocato Rita Gilioli per la vedova Ghilardini, che in un interrogatorio aveva fatto alcune rivelazioni. Sono in corso ulteriori accertamenti. Giovedì i carabinieri del Ris di Parma faranno esami di laboratorio su alcuni reperti sequestrati a metà giugno nella casa di Pedrazzini. L’avvocato Naima Marconi, che assiste tre sorelle e il fratello della vittima, si sofferma sul loro stato d’animo: "Mi hanno confidato di essersi sentiti abbandonati, perché finora la Cassazione non si era espressa e tuttora non sanno l’esito dell’autopsia: bisogna infatti capire se la morte sia stata naturale o violenta. Come legale esprimo piena fiducia nel lavoro della Procura, che può richiedere tempi anche lunghi: aspettiamo i risultati".