Motoclub, cent’anni di rombi e gare cittadine con alle spalle il mito dell’eroica moto Lombardini

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Cent’anni e più. E non sentirli, per sfrecciare con il vento sul volto e l’entusiasmo della giovinezza. E’ la storia del Motoclub Reggiano, che domenica finalmente può festeggiare il traguardo al Circolo Buco Magico dopo una lunga attesa dovuta alla pandemia. Dalle 8,30 un’esposizione di mezzi particolarmente significativi, un motogiro turistico e un conviviale. Il percorso centenario lancia i primi ruggiti sferraglianti nel 1920, quando viene fondata l’associazione e proposta una gita nella Bassa. E’ con il 1921 che l’attività s’intensifica con uscite, gare e riunioni che intendono promuovere il motociclismo. Tra i fondatori troviamo Siliprandi e Vittorino Palazzi Trivelli. Palazzi è un conte con la passione per lo sport. E’ centauro, ciclista, escursionista e finanzia la scalata della Reggiana ai piani alti del pallone. Negli anni ruggenti il Motoclub propone in città varie competizioni. I tracciati oggigiorno hanno i contorni dell’avventura. Le gare si svolgono ai Giardini pubblici, con i piloti che guizzano sfiorando gli alberi. Altre prove si snodano su circuiti tracciati alle porte di Reggio, come a San Pellegrino, dove i giornali dell’epoca annunciano i leggendari Varzi e Nuvolari.

Appuntamento poi a Santa Croce, con bolidi che rombano su un anello disegnato in Ramazzini a lato delle Reggiane, Campovolo, via dell’Aeronautica, via del Chionso, Mulino della Nave, il passaggio a livello Barriera De Amicis, Follo, via Regina Margherita, ritorno in via Ramazzini. Quattro chilometri in apnea, a cavalcioni di mezzi la cui media di 80 kmh per il tempo è vertiginosa. La gente applaude quei piloti che addentano sogni di gloria. Sono i nuovi eroi.

Intanto il Motoclub vede la nascita di marchi locali come la Sar, l’entusiasmo dei futuristi reggiani capitanati da Garavelli per la velocità, il proliferare di officine specializzate, l’arrivo dei primi grandi marchi, con la moto che va conquistando sempre più proseliti. Ecco la difficile ricostruzione post bellica, l’inizio del boom economico anche scandito dal brontolio delle marmitte di Vespa e Lambretta, la crisi petrolifera.

Certo, tante vicende, molti volti, innumerevoli cavalli d’acciaio oggetto di culto. Tra le pagine curiose, quella scritta negli anni ‘70 e ‘80 quando la Scuderia Re2000, affiliata Motoclub e Fmi, porta al mondiale di velocità la moto Lombardini. Ne troviamo traccia anche al Museo Salsapariglia. Un evento riportato in auge recentemente su progetto originario di Romeo Bianchi in una piccola officina di viale Ramazzini da alcuni cultori, tra cui Luciano Calzolari, Ferruccio Franceschini, Angelo Pingani, Marco Solarini, Tiziano Tampelloni, Ivano Tegoni. I mezzi partecipano al mondiale 350 e 500 grazie all’aiuto del cavalier Rainiero Lombardini, tra i piloti Paolomo. La moto accarezza la vittoria: artiglia in gara un 2° e 5° posto. La moto Lombardini sarà esposta in occasione del raduno di domenica. Nel frattempo si praticano regolarità, motocross e altre specialità. Gli iscritti sono centinaia, tanti i trofei. A lungo l’associazione è tra le maggiori realtà motoristiche del territorio. Si susseguono dirigenti e centauri, si galoppa a buona andatura verso il terzo millennio. Un percorso che continua, con programmi futuri che s’innestano su un passato ricco di soddisfazioni.

Massimo Tassi