I medici: «Siamo troppo pochi nei punti nascite, basta rischiare»

Un mese di stop a testa per i reparti di Montecchio, Scandiano e Castelnovo Monti. Per il direttore generale Ausl Nicolini «poi dovrebbero riaprire, a meno di nuove normative»

La protesta delle ‘Cicogne’ in Regione contro la chiusura del punto nascite a Castelnovo Monti

La protesta delle ‘Cicogne’ in Regione contro la chiusura del punto nascite a Castelnovo Monti

Reggio Emilia, 5 luglio 2017 -

E DOPO? Sono stati messi nero su bianco i tre mesi di stop dei tre punti nascita ospedalieri dal 16 luglio al 15 ottobre su inedita richiesta per lettera dei professionisti all’unanimità: un mese a testa a Montecchio, Scandiano e Castelnovo Monti. E’ la prima volta: la responsabilità del provvedimento «straordinario» se l’è assunta il direttore generale di Ausl e Santa Maria Nuova Fausto Nicolini perchè, ha spiegato ieri, «io ordini di servizio non ne faccio, prendere la lettera dei professionisti e metterla in un cassetto non lo farò mai: qui c’è una partita che attiene alla salute delle persone». Questo per l’estate. E dopo?

Cosa ne sarà dei punti nascita del Franchini, del Magati e del Sant’Anna? «Prevediamo di riaprire, a meno che non subentri la normativa regionale e nazionale» ha spiegato Nicolini in conferenza stampa al San Lazzaro. La risposta non poteva arrivare da lui: a decidere saranno Regione e ministero della Salute, non si sa quando: ma il desiderio dei ginecologi, pediatri, neonatologi e ostetriche è chiudere, in assenza dei requisiti di sicurezza stabiliti per legge, i punti nascita a Castelnovo Monti e Scandiano che sono sotto i 500 parti all’anno, e tenere aperta Montecchio sopra i 500; posizione, questa, condivisa dalla direzione generale. Nicolini ha criticato comitati e settori della politica: «Noi non vogliamo chiudere col morto. A Castelnovo Monti ci sono più professionisti che bimbi nati. E quando arriva un avviso di garanzia, questi signori dei comitati non ci sono mai». Per il responso finale servono il parere della commissione nascite regionale composta dei primari emiliano-romagnoli, la decisione dell’assessore regionale alla Sanità se chiedere la deroga per le sedi disagiate (compresa Castelnovo Monti, e in questo caso chi pagherebbe sarebbe Scandiano), la valutazione della commissione nascite nazionale, infine il sigillo del ministro. Nel frattempo, se c i fosse una richiesta di deroga regionale per Castelnovo Monti sede disagiata, dovranno essere spolpati gli altri quattro punti nascita della provincia.

Coperta corta, cui si aggiunge l’emergenza Montecchio, dove è da poco scomparso il primario. «Il riposo è un dovere, non solo un diritto del professionista - ha detto il dottor Giancarlo Gargano, primario di neonatologia al Santa Maria - Troppi cinque punti nascita, non ce li possiamo permettere». Se si è pochi i turni si allungano, i rischi aumentano specie nei cesarei, possono accadere eventi tragici ai neonati o alle partorienti, e per i medici si profilano inchieste penali, anche se hanno agito correttamente la normativa sul rispetto degli orari è rigorosa. Oltre a Nicolini e a Gargano, al San Lazzaro c’erano il neodirettore del presidio ospedaliero Giorgio Mazzi. il primario a Scandiano Lillo Bruno Cerami, il direttore di ostetricia e ginecologia al Santa Maria Nuova e al Sant’Anna Giovanni Battista La Sala, Sandra Coriani capo professioni sanitarie Ausl, la coordinatrice ostetrica di Montecchio Francesca Bertolini (non c’erano medici, viceprimario e due colleghi non sono in servizio), le ostetriche Pamela Sostegno di Scandiano e Barbara Dalla Tomasina di Guastalla.