Nei guai sei tifosi della Reggiana Presero a mazzate i lucchesi

Le indagini della Digos hanno portato a individuare e denunciare 10 persone, tutte tra i 27 e i 50 anni

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Pioggia di daspo sui tifosi della Lucchese e della Reggiana. Sono dodici, in totale, i provvedimenti presi nei confronti degli ultras che si sono presi sonoramente a botte dopo la partita in casa dei toscani.

I sei reggiani raggiunti dal Daspo sono tutti uomini, identificati come possibili coinvolti negli scontri, sono assistiti dall’avvocato Annalisa Bassi. Per loro è stata formulata l’ipotesi di reato di rissa aggravata da futili motivi e dalla partecipazione di più persone. Per due reggiani il divieto di accedere alle manifestazioni sportive ha durata di due anni, per uno di cinque anni e per i restanti tre di otto anni ed è accompagnato dall’obbligo di firma. Sempre sei i tifosi lucchesi lasciati senza la squadra del cuore per un po’: per due di loro il daspo durerà due anni, per uno solo tre anni, per un altro sette anni e per gli ultimi due otto anni.

Le indagini in collaborazione tra Digos reggiana e lucchese, partite dopo gli eventi dell’11 marzo scorso, hanno quindi permesso di identificare altri soggetti coinvolti. Questo anche grazie alle immagini dei filmati di videosorveglianza. È così che sono stati riconosciuti 10 ultras, di cui 4 lucchesi e 6 reggiani, di un’età compresa tra i 27 e i 50 anni: tutti loro sono stati indagati per rissa aggravata in concorso e per possesso e lancio di materiale pericoloso, petardi e fumogeni.

Erano circa le 23 quando, dopo l’incontro Lucchese – Reggiana dell’11 marzo scorso, la tifoseria reggiana diretta al casello autostradale Lucca Est ha pensato di fare una deviazione verso il pub ’Ottavo Nano’, dove si erano ritrovati i tifosi della Lucchese. I granata scendono dalle auto, alcuni a passo veloce altri di corsa, alcuni a volto coperto e altri brandendo dei tubi da idraulico. I due schieramenti iniziano a tirarsi delle bottiglie, a distanza, oltre che fumogeni e petardi, fino al momento in cui lo scontro diventa fisico. A mani nude o sempre con bastoni, c’è chi sferra colpi anche con le cinghie dei pantaloni. Il tutto sotto lo sguardo sconcertato degli abitanti della zona.