Incendio Notre Dame, il reggiano Paolo Benassi a pochi metri: "Sconvolgente"

La drammatica testimonianza dell’imprenditore che vive a Parigi da 18 anni

Brucia Notre Dame, nella foto piccola l'imprenditore reggiano Paolo Benassi

Brucia Notre Dame, nella foto piccola l'imprenditore reggiano Paolo Benassi

Parigi, 16 aprile 2019 - «Ero lì vicino quando è successo. A 200 metri dalla cattedrale, nel quartiere latino. Si sentivano le sirene di polizia e pompieri. Poi ho visto il fumo. Più che vedere l’incendio, l’ho sentito. Alle 19,15, guardando le notizie, ho capito che la cattedrale stava andando a fuoco». Paolo Benassi, reggiano, ha 53 anni e a Parigi ci vive da 18. Un terzo della sua vita si è svolto all’ombra dei gargoyle di Notre Dame. Qui ci era arrivato per aprire una catena di gelaterie, Amorino, con il suo socio Cristiano Sereni. E nella metropoli si trovano oltre 30 loro negozi. Uno a 50 metri dalla cattedrale, nel cuore dell’Île de la Cité. «L’isola adesso è inaccessibile, i dipendenti sono al sicuro». Sul suo smartphone scorrono le foto e i video che gli hanno inviato: mostrano oltre 800 anni di storia, di arte e di cultura avvolti dalle fiamme.

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Ha seguito l’evolversi dell’incendio a circa mezzo chilometro, a casa sua, in zona Saint-Germain-des-Prés. E non esita a definirlo per quello che è: «Una tragedia nazionale. Assolutamente». Una tragedia per certi versi inspiegabile, per chi, come Benassi, conosce i francesi: «La mia prima reazione è di incredulità. Per me è inimmaginabile, conoscendo i francesi e la loro mania della sicurezza, che possa succedere una cosa così. È incredibile. Capirei un incendio doloso, ma in questo caso non riesco proprio a immaginare che cosa sia successo». Non solo lui, visto che la Procura di Parigi ha aperto un’inchiesta.

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Ma in attesa che si conoscano le cause, la capitale francese guarda sconvolta le ferite del suo monumento. Anche chi, a Parigi, ci è arrivato da adulto. «Ci passo davanti tutti i giorni – racconta Benassi –. Quello è solo un luogo di culto, è un simbolo. Un patrimonio mondiale dell’umanità, tra i luoghi più visitati e più frequentati al mondo, ci vengono 13 milioni di visitatori all’anno». Un numero che pesa sull’economia della città, sorpattutto per chi lavora con i turisti come Benassi: «Ma questo è l’ultimo dei problemi». L’imprenditore guarda le immagini dei soccorsi, i pompieri che si arrampicano, il soffitto crollato e sospira: «Conoscendo i francesi e la loro capacità di reazione, la rimetteranno in piedi molto velocemente. Ma resta il fatto che è un brutto colpo».

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Mentre Notre Dame brucia, si sommano i messaggi di solidarietà, che vanno al di là di tutte le tensioni internazionali: «Purtroppo dobbiamo sempre avere le tragedie ad accomunare e riconciliare i Paesi. È sempre così. D’altronde questo è un patrimonio dell’umanità, quindi è inevitabile che ne siamo tutti toccati».