Omicidio Ilenia Fabbri, il marito ricorre in Appello

Il delitto di Faenza vede imputato il reo confesso Barbieri, residente a Reggio. Il legale di Nanni contro di lui: "Le sue confessioni sono poco credibili"

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Se la prende con tutti: con la sentenza di condanna, con la stampa e il suo “processo mediatico”, con il presidente della corte d’assise e le sue “evidenti prevaricazioni immotivate”, con il sicario e le sue “spudorate menzogne”. E ancora con le “voragini investigative” della procura e con alcuni testimoni “accecati dall’astio”. Un fiume colmo di recriminazioni quello di Claudio Nanni nel ricorso a firma del suo avvocato Francesco Furnari. La richiesta è netta: ribaltare l’ergastolo anche rinnovando il dibattimento con nuove testimonianze. O comunque concedergli le attenuanti generiche perché “ha spontaneamente rinunciato all’eredità” e ha “sin da subito confessato fornendo ovviamente la propria versione dei fatti”. E cioè che la mattina del 6 febbraio 2021 non aveva mandato l’ormai ex amico Pierluigi Barbieri, nato a Cervia ma residente a Bagno, a massacrare la moglie Ilenia Fabbri, da cui si stava separando, nella sua casa di Faenza. Ma lo aveva inviato – così aveva detto – solo per spaventare la donna e farla desistere dalle continue richieste di danaro (vedi la causa di lavoro da 500 mila euro).

Due le richieste ai giudici bolognesi che lo dovranno processare in appello: acquisire l’audio della confessione resa da Barbieri in questura il 17 marzo 2021. E, cosa di “capitale importanza per la difesa”, ascoltare la moglie di un amico contro cui Barbieri aveva inveito nel corso di un’udienza di separazione, testimonianza “non assunta” dalla corte. Altri dubbi ancora vengono sollevati sulla credibilità delle confessioni del Barbieri: “I certificati medici ne illuminano una personalità violenta e disturbata” con “diari clinici ove abbondano riferimenti a cocaina, autolesionismo, traumi infantili, incapacità di gestire la rabbia”. Insomma, “un soggetto poco credibile” che, dopo avere letto l’ordinanza cautelare, “decide di giocare l’ultima carta a sua disposizione: confessa ciò che non poteva essere sconfessato – il brutale omicidio – e punta il dito su Nanni”.

Barbieri, alias lo Zingaro (nella foto) ha confessato l’omicidio tre volte fornendo peraltro via via numerosi riscontri alle sue parole. Lo ha fatto nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip, nell’interrogatorio della procura tenutosi in questura e infine nell’esame in corte d’assise. Per l’imputato, difeso dagli avvocati Marco Gramiacci e Simone Balzani, le richieste in appello non affondano in una nuova ricostruzione del suo ruolo nella vicenda: lui ha ucciso Ilenia prima tentando di soffocarla con il manico in teflon di un martello e poi sgozzandola con un coltello in ceramica. E lui ha accettato l’incarico di sicario con la promessa di 20mila euro e un’auto usata. Il ricorso della difesa, appena depositato, punta piuttosto a farsi riconoscere due richieste bocciate in primo grado, a partire da una perizia psichiatrica. I legali chiedono inoltre l’applicazione perlomeno delle attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti. Cosa che, se concessa, determinerebbe un salto di pena facendo retrocedere la condanna da ergastolo a 24 anni. Del resto – questo in sintesi il ragionamento derivato – il Barbieri, con le sue dettagliate confessioni, non può essere messo dal punto di vista sanzionatorio sullo stesso livello del Nanni.