Omicidio di Reggiolo, arriva il magistrato dell'antimafia

Ma il movente dell'uccisione di Francesco Citro resta ancora un giallo. "Tutte le piste sono ancora aperte"

Francesco Citro, 31 anni, originario del Crotonese

Francesco Citro, 31 anni, originario del Crotonese

Reggiolo (Reggio Emilia), 26 novembre 2017 - Gli investigatori dell’Antimafia di Bologna stanno facendo approfondimenti sull’omicidio di Villanova di Reggiolo, in cui ha perso la vita, giovedì sera alle 23, Francesco Citro, 31 anni, originario di Torre Melissa (Crotone), freddato a colpi di pistola sul pianerottolo della sua abitazione di via Giovanni XXIII, tre ore dopo l’incendio appiccato da qualcuno alla Golf da lui usata e intestata alla moglie. Ma il coinvolgimento concreto degli inquirenti della Dda al terribile fatto di sangue non va necessariamente, almeno al momento, fatto coincidere con il movente, che appare ancora incerto agli occhi di chi indaga. 

Ieri un magistrato della procura antimafia felsinea, Stefano Orsi, ha raggiunto la nostra città per confrontarsi con la collega della procura reggiana Valentina Salvi che ha finora coordinato le indagini. Intanto nella caserma dei carabinieri è continuata la sfilata di persone che sono state sentite dai militari: dopo la moglie della vittima, la 29enne Milena Di Rosa, nata a Montecchio e originaria di Cutro, ascoltata a lungo, è stata la volta di parenti, amici, vicini di casa e colleghi.

Ultimamente Citro faceva l’autista per la ditta Melli trasporti, a Codisotto di Luzzara, dopo aver lavorato a Reggiolo. Gli uomini del reparto scientifico dei carabinieri ieri mattina hanno fatto un lungo sopralluogo nella casa di Villanova, dove, secondo una prima ricostruzione, Citro sarebbe stato attirato fuori dal suo appartamento da alcuni rumori e colpito al piano terra dal killer con uno-due colpi degli almeno sei sparati mentre era sul pianerottolo di mezzo tra il piano terra e il primo piano. Il 31enne, ferito, sarebbe riuscito a risalire fino alla porta di casa e qui sarebbe stato raggiunto da almeno altri due proiettili – di cui uno fatale al cuore – mentre altri sono finiti nell’abitazione, contro un mobile. La porta dell’appartamento di Citro appare ora crivellata da quattro colpi, sparati probabilmente dopo che il 31enne era riuscito a trascinarsi dentro casa e a chiudersi dentro.

I carabinieri hanno repertato tracce di sangue e impronte, su cui sono in corso analisi per verificare se siano riconducibili all’omicida. Ieri è stata fatta anche l’autopsia all’istituto di medicina legale di Modena, esame disposto dal pm Salvi. A ieri non risultavano iscritti nel registro degli indagati. 

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Intanto proseguono gli accertamenti del mlitari, guidati dal comandante provinciale Antonino Buda e, a livello locale, con il coinvolgimento del maggiore di Guastalla Luigi Regni e del comando di Reggiolo. In attesa di un momento di sintesi importante, atteso per domani quando, come annuncia il procuratore capo di Bologna Antonio Amato, «gli inquirenti faranno il punto con me su quanto finora emerso. Stiamo seguendo il caso», dichiara il magistrato. Gli chiediamo se la modalità di uccisione di Citro possa essere di stampo mafioso: «È una prognosi che al momento non mi sento di fare – risponde Amato –. Bisogna innanzitutto valutare tutti gli elementi. Noi come Dda stiamo attenzionando il caso».

Amato invita alla dovuta cautela prima di trarre conclusioni: «La modalità di comportamento non è sempre significativa per inquadrare un movente». La possibile spiegazione da attribuire alla violenta morte di Citro appare al momento incerta. Lui risulta incensurato, a prima vista senza particolari legami con soggetti legati al mondo criminale, inserito regolarmente nel mondo del lavoro e in famiglia, padre di due bambini di sette anni e due anni e mezzo.

Lascia perplesso il modus operandi dell’omicida. Chi ha ucciso è la stessa persona che ha appiccato il fuoco all’auto? Forse con l’incendio si voleva attirare fuori il 31enne, ma qualcosa è andato storto e si è pensato di ucciderlo in un secondo momento? Se fosse andata così, chi ha ucciso ha sfidato davvero la possibilità di essere scoperto in un luogo che già tre ore prima era stato visitato dai carabinieri. Chi ha ucciso può essere collegato a un contesto mafioso o il movente è maturato in un altro ambito? Tutte domande ancora prive di risposta. 

Ieri i carabinieri hanno lavorato senza sosta per raccogliere parziali ma indispensabili versioni dell’accaduto, con l’obiettivo stringente di ricostruire quei momenti di terrore che hanno spezzato la vita al 31enne e sconvolto un’intera comunità.