Ore 9,05: Eletti confessa l’omicidio del padre "Devo ammettere le mie responsabilità"

Choc in aula per la seconda udienza del delitto di San Martino in Rio. Il figlio di Paolo e Sabrina Guidetti fa dichiarazioni spontanee

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di Nicola Bonafini

"Devo ammettere a me stesso e a voi le responsabilità che ho in questo accaduto". Come una bomba. Lanciata in una Corte d’Assise in cui non volava una mosca, all’inizio della seconda udienza del processo per l’omicidio di Paolo Eletti e quello, tentato, di sua moglie Sabrina Guidetti.

A pronunciare quelle parole è l’unico imputato: il figlio, Marco Eletti, il quale, in pratica, confessa. I quindici minuti che ‘fanno la storia’. Sono le 9.05 quando squilla la campanella all’interno della Corte d’Assise, la presidente Cristina Beretti fa il suo ingresso in aula accompagnata dal giudice a latere Matteo Gambarati e quelli popolari. Prima è stata espletata la formalità dell’appello dei presenti, e quella, sollevata dalla difesa, formata dagli avvocati Domenico Noris Bucchi e Luigi Scarcella, cui si è accodato anche il pubblico ministero Piera Cristina Giannusa, relativa all’uscita dall’aula di tutti i possibili testimoni fisicamente presenti all’interno, compresa la madre di Eletti, accompagnata dal suo avvocato, Claudio Bassi. È in quel momento che l’avvocato Bucchi annuncia che il suo assistito avrebbe letto una dichiarazione: "E’ passato molto tempo da quando tutto questo è successo – queste le parole di Eletti –. In questo periodo mi sono state vicine molte persone, avvocati e famigliari in primis. Mi hanno aiutato a riflettere sul fatto. E proprio grazie a queste riflessioni, devo ammettere a voi e a me stesso, le responsabilità che ho in questo accaduto".

"Certo, si tratta di un peso non facile con cui confrontarsi – ha chiuso Eletti –. Un peso che ti opprime, che ti spinge in un baratro e lì ti tiene oppresso".

Sono le 9.18 e, appunto, la geografia di questo processo, cambia profondamente. Un esempio? Al ritorno dalla pausa – richiesta dai legali dell’imputato – accusa e difesa concordano nell’eliminare dalla lista dei testimoni tutti quelli che erano stati indicati come determinanti per definire la personalità del ragazzo e dei rapporti che questi aveva con i suoi genitori. In primis proprio la signora Guidetti -così come, del resto, parenti, amici e la compagna - che non dovrà più comparire al banco dei testimoni e ripercorrere la sofferenza di quel 24 aprile del 2021.

"E’ stata una scelta sofferta da parte di Marco, maturata durante questo periodo di carcerazione" è l’avvocato Bucchi a spiegare come le parole di Eletti siano state un punto finale di un processo giunto non certo a sorpresa per il suo team difensivo: "Hanno avuto un lungo percorso, meditato e sofferto, senza però che ci venisse preannunciato quando Marco le avrebbe effettivamente esternate. Si intuiva, comunque, la sofferenza interiore che stava vivendo".

"Il processo? Nulla è scontato – riconferma Bucchi –. Anche a prescindere da questa dichiarazione. Sono tanti gli elementi da indagare. Cosa cambia nella nostra strategia? Un comportamento ‘collaborativo’ – conclude il legale –, per esempio, da un punto di vista strettamente processuale, consente di accelerarne i tempi, perché molti profili legati alla prova del fatto possono essere superati. E’ però evidente che ci sono altri aspetti che meritano comunque di essere indagati, anche alla presenza di questa presa di posizione, che ha la sua importanza". La madre, Sabrina, ha preferito non rilasciare dichiarazioni e così pure il suo legale.