Reggio Emilia, la nuova Piazza Roversi. "Col nostro progetto ammirerete la chiesa"

La difesa dei due architetti che hanno ridisegnato piazza Roversi: "Non più uno slargo"

NUOVO VOLTO Ecco il rendering definitivo, dove si prevede anche il mantenimento dei due lecci sulla destra. Sotto, i due architetti progettisti Roberta Casarini e Andrea Rinaldi

NUOVO VOLTO Ecco il rendering definitivo, dove si prevede anche il mantenimento dei due lecci sulla destra. Sotto, i due architetti progettisti Roberta Casarini e Andrea Rinaldi

Reggio Emilia, 7 settembre 2018 - Nell'occhio del ciclone. Assieme all’amministrazione comunale anche i soci titolari dello studio ‘Laboratorio di Architettura’ di via Porta Brennone, Roberta Casarini e Andrea Rinaldi, sono finiti sotto il fuoco di fila delle polemiche in quanto progettisti del contestato restyling di piazza Roversi.

Architetto Rinaldi, quando avete ideato la nuova piazza Roversi vi aspettavate questa reazione?

«Francamente no. In particolare quelle degli ambientalisti dato che il verde complessivo si amplia passando da 8 a 23 unità di piante».

A qualcuno però sarà piaciuto dato che avete vinto un concorso.

«Beh… la gara era valutata per l’80% sull’aspetto tecnico e per il 20% su quello economico, così male non doveva essere il nostro progetto, no?».

Quali sono le ragioni estetiche ed architettoniche dell’opera?

«Il principio di base era trasformare uno svincolo stradale in un luogo dove le persone possano stazionare, osservare. Ora come ora, di fatto, lì non ci va nessuno. Da qui l’idea di creare due isole pedonali, uno specchio d’acqua che ricorda il vecchio corso del canale del ‘300 e nel progetto originale i tigli che avrebbero sositutito i tassi».

I famosi tassi che sono diventati il simbolo di chi osteggiava il restyling della piazza. E che ora rimarranno al loro posto.

«Il Comune ci ha chiesto un aggiornamento che li prevedesse visto l’amore che i reggiani hanno mostrato per quei tre arbusti. Non abbiamo avuto problemi ad accontentarli, anzi ne abbiamo aggiunto uno».

Architetto Casarini, vi è costato molto dover cambiare in corsa la vostra idea?

«Ma no. Noi pensavamo ai tigli perché sono alberi sotto cui la gente può ripararsi mentre si ferma in piazza. I tassi sono piante che si guardano soltanto».

E le polemiche sui canoni estetici? Sulla mancanza di continuità architettonica con la vicina piazza Gioberti?

«Ma questi due luoghi, pur vicini, appartengono a contesti completamente differenti. Piazza Gioberti ha questa funzione da secoli, la Roversi era uno spazio di risulta sin dal 1300. Le celebri ‘punte’ inclinate sono tali per favorire il passaggio dei disabili e chiaramente hanno un rialzo per evitare che le macchine in transito finiscano sul tracciato pedonale. In accordo con la Sovrintendenza e il Comune, peraltro, abbiamo usato la stessa pavimentazione di piazza Gioberti e altri elementi simili. Oltre ad aggiungere listelli in acciaio per aiutare la camminata dei non vedenti. Formando una sorta di codice Braille a terra».

Le accuse e le polemiche vi hanno fatto male?

«Più che altro ci hanno stupito; forse molti hanno giudicato solo dalle immagini, e magari noi non siamo stati bravi a spiegare la genesi e gli obiettivi del progetto».

Con questa intervista li avete ricordati…

«Sì, e questo è utile, abbiamo magari chiarito meglio qualche dettaglio. Però, pensando ai cittadini reggiani mi lasci dire un’ultima cosa».

Prego…

«Tutti a Reggio parlano della bellezza della facciata della chiesa del Cristo, che dà su piazza Roversi. Ma quanti hanno davvero avuto la possibilità, in una zona di traffico automobilistico intenso, di ammirarla nei particolari? Ora che ci si potrà fermare in tutta sicurezza davanti alla chiesa, sarà fattibile».