Reggio Emilia, pronto soccorso al collasso da giorni

"Influenza e Covid, posti letto finiti". Allarme al Santa Maria Nuova, barelle ferme da ore in corsia e pazienti che vi trascorrono la notte

Reggio Emilia, 19 novembre 2022 - È allarme al pronto soccorso del Santa Maria Nuova di Reggio, al collasso da giorni, coi posti letto al completo. Tra i casi di influenza in crescita esponenziale, i contagi da Covid che hanno ripreso a salire e l’ormai annosa carenza di personale, la sanità reggiana della prima linea è in ginocchio.

Pronto Soccorso affollato
Pronto Soccorso affollato

Lo testimoniano anche le numerose segnalazioni pervenute alla nostra redazione da parte dei cittadini. "Ho accompagnato la mia anziana madre mercoledì mattina, ha trascorso la notte su una barella in corsia senza essere trasferita in alcun reparto. E oggi (ieri, ndr) era ancora lì...", racconta una signora al telefono. E un’altra: "Ci hanno detto che si è arrivati a circa 150 accessi quotidiani. Il personale ci ha spiegato che non ci sono abbastanza medici e infermieri, con le situazioni che si sono accumulate giorno dopo giorno". E infine ancora: "Si vede un medico ogni otto ore... E ho assistito a scene di barelle una vicina all’altra, come si vedono un tempo in televisione...". Anche se poi tutti tengono a specificare: "A medici e infermieri qui, nulla si può imputare. Corrono e lavorano come pazzi. Non è certo colpa loro...".

Un quadro , quello dipinto dagli utenti, che è preoccupante. E che viene confermato dalla direttrice del pronto soccorso Anna Maria Ferrari, nonché presidente provinciale dell’Ordine dei Medici. "La situazione in generale è abbastanza seria – illustra – La prima causa che influisce non poco è l’influenza stagionale che con l’arrivo dell’autunno vero è esplosa. C’è un vero e proprio boom che sta facendo registrare un altissimo numero di accessi al nostro ps".

La Ferrari poi conferma anche la difficoltà riguardo ai posti letto: "Bisogna anche dire che c’è ancora il Covid che non sparisce per decreto... Anche la curva dei contagi è in crescita. Gli eventi del virus e dell’influenza si sommano, portando a una grande difficoltà dei posti letto. Abbiamo ancora un numero di posti dedicati ai pazienti affetti da Coronavirus. Quindi può capitare che qualche paziente possa trascorrere la notte al pronto soccorso". La dottoressa puntualizza un aspetto importante: "Stiamo parlando di patologie di lievi entità, perché i pazienti gravi e critici hanno percorsi tutelati, venendo portati immediatamente dove necessario". Poi, un’altra precisazione: "Una notte al pronto soccorso può capitare, ma due no. Perché riusciamo a sopperire col turnover dei pazienti non gravi che vengono dimessi dopo poco".

C’è anche il discorso delle visite: "Purtroppo siamo alle prese con lunghe permanenze in pronto soccorso per le visite dei non critici. Se la domanda aumenta, non potendo dilatare, è chiaro che si va in tilt. Inoltre tutto ciò si scontra anche con la risaputa ormai carenza di personale di medici e infermieri. Mi ripeterei per l’ennesima volta...".

Insomma, la tempesta perfetta. Tra l’altro – coi pronto soccorso di Scandiano e Correggio ancora davanti al semaforo rosso, chiusi dopo i lavori di riqualificazione, ma che non possono riaprire proprio perché manca il personale – quello dell’Arcispedale (l’unico attivo assieme al Sant’Anna di Castelnovo Monti che serve la montagna, ospedale civile di Guastalla per la Bassa e Franchini di Montecchio per la val d’Enza) inevitabilmente viene preso d’assalto da metà provincia, ma potenzialmente da tutta quanta per i casi gravi.

In questo senso va anche l’appello della Ferrari: "Sia chiaro: noi dal pronto soccorso non mandiamo via nessuno. Però è chiaro che si selezionano le priorità, come ovunque e come sempre è stato, coi casi più gravi che accedono alle visite. Quindi chi ha patologie lievi che possono essere affrontate più avanti o dal medico di famiglia, è bene che si rivolgano ad altre strutture piuttosto che il ps".