Reggio Emilia, il cardiologo Bassmaji. "Le mie protesi per i bimbi siriani"

Il medico conosciutissimo anche nella Bassa sta per aiutare i connazionali utilizzando due stampanti 3D donate alla sua associazione

Jean Bassmaji, cardiologo siriano di 71 anni

Jean Bassmaji, cardiologo siriano di 71 anni

Reggio Emilia, 6 aprile 2018 - Cardiologo e medico di base, ha visitato in oltre trent’anni migliaia di reggiani. Ora abita in città, a Pappagnocca, ma è conosciuto e amato soprattutto nella Bassa dov’è stato medico di famiglia di tanti luzzaresi. Jean Bassmaji, siriano di 71 anni, sta per aiutare concretamente i suoi connazionali travolti da una perdurante guerra in atto da sette anni, fra le più atroci della storia. Alla sua associazione Amar (Costruire solidarietà) sono state infatti donate due stampanti 3D, in grado di realizzare a getto continuo artroprotesi meccaniche personalizzate da usare per i feriti che nei bombardamenti hanno riportato gravi mutilazioni.

La guerra siriana, causa di un milione di morti, ha già mutilato oltre duecentomila persone, cinquantamila delle quali apparterrebbero alla società civile. Tantissimi i bambini. Una serie di generose e fortunate circostanze ha permesso a Bassmaji di mettere a punto il nobile progetto, di ottenere in dono le due stampanti e uno scanner da una ditta di Massa Lombarda (WaqsProject di Massimo Moretti), di ottenere l’assistenza e la formazione del personale sulle macchine dalla mantovana Arche3D e di localizzare l’attrezzatura all’Università di Damasco, il tutto in un anno a fronte dei due preventivati, cioè da aprile 2017 a oggi.

image

Il medico ritiene manchino ancora circa 35mila euro per le spese di produzione dei primi duecento arti e per le spese di viaggio di un paio di installatori in Siria. Ma è ottimista Bassmaji, aiutato dalla moglie Antonella, insegnante italiana: «Non passa giorno – dice – senza che accada qualcosa di positivo per il progetto. Abbiamo già in programma una serie di serate benefiche e Boorea ci darà una grossa mano».

Spiega il medico: «È stato significativo il primo contatto con l’Università di Damasco: ho parlato con Siras al Hinnaui, responsabile del corso di bioingegneria medica nell’ateneo mediorientale, che si è detto entusiasta. ‘Ormai – ha riflettuto amaramente Siras – la guerra ci ha fatto diventare tutti selvaggi, vogliamo far sentire agli studenti la loro utilità. Verrò io da voi in Italia per imparare l’uso delle macchine e lo insegnerò poi ai laureandi in Ingegneria che produrranno gli arti da distribuire gratuitamente senza tenere conto di sesso, età, religione o etnìa. Contiamo di ridare gli arti, in un anno, a 800 persone’».

image

Spiega Bassmaji: «Realizzati con le stampanti 3D e assemblati con filamenti elastici particolari, saranno arti rudimentali, di basso costo, eppure in grado di ridonare funzionalità meccanica personalizzata a ogni mutilato perchè il movimento è assicurato, al contrario di quanto avviene con le protesi fisse. L’idea è venuta osservando foto di bimbi mutilati che stavano cercando di scrivere legando una bottiglia al moncone del braccio e inserendo nel collo del recipiente matite fissate con cerotti. Cominceremo a Damasco, ma conto di portare poi altre stampanti ad Aleppo. Il mio obiettivo finale è di far sventolare la bandiera italiana in Siria, magari con un gemellaggio Reggio– Aleppo».

Amar risponde al cellulare 338.4440342 e all’indirizzo associazioneamar@gmail.com per ottenere le coordinate bancarie per le offerte.