Saman Abbas, lo zio nega tutto: "Sono stato incastrato"

Danish Hasnain, 34 anni, era videocollegato dal carcere di Reggio Emilia per l'interrogatorio di garanzia

Reggio Emilia, 24 gennaio 2022 - Interrogatorio di garanzia in carcere - online - per Danish Hasnain, il 34enne pachistano zio di Saman Abbas, accusato di aver ucciso la nipote.

L'imputato avrebbe negato ogni coinvolgimento con la scomparsa della nipote. Nell'interrogatorio davanti al Gip Luca Ramponi concluso dopo meno di due ore e mezza, Danish Hansnain avrebbe sostenuto di essere stato "incastrato". Carabinieri e Procura di Reggio Emilia lo accusano di essere invece l'autore materiale e l'organizzatore dell'omicidio della ragazza, in concorso con due cugini e con i genitori della 18enne.

Saman, ricordiamolo, risulta scomparsa dal 30 aprile dalla casa di famiglia a Novellara (Reggio Emilia), che voleva lasciare per farsi una sua vita e sfuggire al matrimonio combinato dalla sua famiglia.

Lo zio paterno della ragazza è stato estradato il 20 gennaio dalla Francia, dove era stato catturato il 22 settembre. In tribunale a Reggio Emilia, davanti al Gip Luca Ramponi che ha firmato l'ordine di custodia cautelare, erano presenti il pm Laura Galli e il maggiore Maurizio Pallante, comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Reggio Emilia. Hasnain è difeso dall'avvocato Lalla Gherpelli. Anche nelle udienze a Parigi fin qui lo zio di Saman ha sempre negato ogni responsabilità. 

La versione di Danish Hasnain 

La storia che ha raccontato Danish Hasnain è tutta diversa da quella ricostruita dai carabinieri e dalla Procura di Reggio Emilia, che non credono quasi a nulla di quanto ha riferito il principale indagato per la scomparsa e l'omicidio di Saman Abbas. Lo zio paterno della ragazza, arrestato in Francia a fine settembre, estradato la scorsa settimana e finalmente interrogato a Reggio Emilia, ha negato ogni responsabilità e ha detto, anzi, di essere stato incastrato. Il 34enne pachistano "si dichiara all'oscuro di cosa possa essere accaduto a Saman. Proprio in considerazione degli ottimi e affettuosi rapporti che aveva con la nipote ha ritenuto plausibile che si fosse allontanata volontariamente", ha spiegato al termine il suo avvocato, Lalla Gherpelli.  Il difensore di Hasnain ha aggiunto che il proprio assistito "tiene molto a proclamare la propria innocenza attraverso la stampa e i media". E inoltre, pur senza voler accusare nessuno, "ventila la possibilità" che il fratello minorenne di Saman abbia fatto le dichiarazioni a suo carico "spaventato e condizionato dal padre Shabbar, anche in considerazione di un potenziale vantaggio di natura economica che deriverebbe dalla sua condanna. In Pakistan, infatti, i due fratelli sono comproprietari di un terreno e qualora lui fosse condannato spetterebbe di diritto a Shabbar". 

Anche per questo l'indagato "ha chiesto aiuto al pm perché appuri, indaghi, chiarisca". Avrebbe risposto a tutte le domande, "con coerenza e tranquillità, senza che mai la sua voce fosse turbata". Anche a quella relativa al video che lo ritrae con pala e piede di porco insieme a due cugini, il 29 aprile, quando secondo gli investigatori andarono a scavare la fossa a Saman: "Ha detto che andarono a fare lavori nell'orto". Sempre al 29, secondo lo zio, risalirebbe l'ultima volta che ha visto la nipote. Per le indagini, invece, la sera del 30 sarebbe stato chiamato dal padre per attendere Saman fuori dalla casa e farla finita. 

La ricostruzione degli inquirenti

La giovane, secondo gli inquirenti, sarebbe stata punita dai familiari perché si era prima ribellata a un matrimonio combinato, quando ancora era minorenne e poi, una volta tornata a casa dopo un periodo in una struttura protetta, voleva prendere i suoi documenti e andarsene, per vivere la propria vita.  In concorso con lo zio sono indagati due cugini della ragazza, Ikram Ijaz, arrestato anche lui all'estero e portato in Italia, Nomanhulaq Nomanhulaq, tuttora latitante, e i due genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, anch'essi ricercati, in Pakistan.