Sede in Svizzera, attività in Italia: arriva la Finanza

Grazie a uno ’stratagemma’ un’azienda ha evaso circa mezzo milione di euro a partire dal 2015

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Un controllo fiscale operato da personale della Guardia di finanza della tenenza di Correggio ha permesso di scoprire come un’attività economica, teoricamente svolta in territorio svizzero, veniva in realtà esercitata in Italia.

Alla base vi era dunque uno "stratagemma" per beneficiare di una minore tassazione sugli utili e, di conseguenza, nascondere al fisco italiano l’ammontare complessivo dei propri ricavi e del proprio reddito imponibile, sia ai fini delle imposte sui redditi sia dell’Iva e dell’Irap.

Si tratta di un’operazione investigativa compita dalle Fiamme Gialle del comando reggiano nell’ambito di una attività di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale. Le verifiche hanno coinvolto una società reggiana operante nel settore dei servizi informatici e di design, che aveva indicato la propria sede in territorio svizzero, ma che di fatto operava in Italia, avendovi stabilito l’organo di controllo ed il centro dei propri interessi ed affari.

Le Fiamme gialle della tenenza di Correggio hanno indagato su tale società - la cui proprietà delle quote e l’effettiva amministrazione erano riconducibili, in gran parte, a soggetti residenti nel Reggiano – riscontrando numerosi elementi e indizi che hanno fatto ipotizzare che le attività amministrative e gestionali, oltre all’oggetto principale dell’attività, fossero svolte in Italia, nonostante la sede fosse formalmente all’estero, dove era collocato ed allestito un ufficio, che secondo gli investigatori era utilizzato come "schermo", per nascondere una gestione dell’impresa concretamente esercitata sul territorio nazionale.

Il fenomeno, noto come "estero-vestizione", consiste proprio nella fittizia localizzazione della residenza fiscale di una società all’estero, in particolare in un Paese con trattamento fiscale più vantaggioso di quello nazionale, per sottrarsi al regime nazionale. In questo modo una società simula di essere residente all’estero per non essere assoggettata al regime tributario italiano. Ai responsabili dell’azienda sono state contestate delle violazioni a partire dall’anno d’imposta 2015, rilevando l’omessa istituzione dei libri, dei registri e delle scritture contabili in Italia, oltre all’omessa presentazione delle dichiarazioni annuali ai fini delle imposte sui redditi, dell’Iva e dell’Irap. Il controllo ha fatto emergere un reddito imponibile complessivo non dichiarato che ammonta a circa 500 mila euro, che le Fiamme gialle hanno ricostruito sulla base della documentazione acquisita attraverso l’attività d’indagine esperita.

La fittizia localizzazione all’estero avrebbe consentito alla società di sottrarre al fisco italiano imposte per circa 250 mila euro.

Antonio Lecci