Reggio Emilia, sequestrata in casa, violentata e picchiata per tre giorni

Il marito: "Ti uccido come la ragazza cinese". Lei è una 34enne reggiana, salvata dagli agenti

Sequestrata e picchiata

Sequestrata e picchiata

Reggio Emilia, 4 ottobre 2019 - «Ti faccio fare la stessa fine della ragazza cinese uccisa a Reggio». La tragica morte di Hui Zhou, la 24enne accoltellata l’8 agosto nel bar ‘Moulin rouge’, diventa un incubo anche per un’altra donna. Lei è una 34enne reggiana, che sarebbe stata segregata in casa per tre giorni dal marito, picchiata, minacciata di morte e costretta a un rapporto. Lui è un 31enne marocchino senza fissa dimora, arrestato il 30 settembre per violenza sessuale aggravata, sequestro di persona, minacce e lesioni aggravate, e ora in carcere.

La coppia viveva in città in uno stabile occupato abusivamente da loro e da altri senzatetto: un contesto borderline, nel quale sarebbero avvenute le aggressioni. In maggio, lui l’avrebbe prelevata da un bar dove lei si era ubriacata, l’avrebbe fatta salire in auto guidata da un altro, e poi picchiata e rinchiusa per tre giorni nella casa, togliendole i cellulari e minacciando di uccidere lei e i suoi gatti ricevuti in dono dalla madre morta. L’avrebbe presa a calci e pugni, trascinata per i capelli sul pavimento e colpita con un manico di scopa, causandole fratture guaribili in venticinque giorni. A fine agosto, invece, quando sarebbe avvenuto lo stupro, la donna ha riportato un trauma cranico con prognosi di quindici giorni. Lui l’avrebbe terrorizzata: «Tu non mi dici di no (riferendosi al rifiuto di baciarlo, ndr ), tu sei mia moglie, faccio come voglio io, io ti ammazzo». Non solo: «Tanto lo sai che muori prima che arrivi la polizia, tanto non mi fanno paura e a me non succede nulla».

false

Lui l’avrebbe costretta a urinare in un bidone e a defecare nella lettiera dei gatti. «Mi ha detto che se solo mi fossi avvicinata alla porta mi avrebbe ammazzata». Poi lei racconta di averlo convinto a cercare una nuova sistemazione, di aver raggiunto il centro, ma di non essere scappata perché lui aveva minacciato di uccidere i suoi amati gatti. Ma una volta ritornata a casa, l’incubo sarebbe ricominciato. La donna è poi riuscita a mandare un messaggio per chiedere aiuto a un’amica («Help»), che ha allertato il 113. Le volanti accorrono nella casa e la trovano in lacrime, sconvolta, con i segni delle percosse: lei ringrazia i poliziotti per averla salvata, prima di andare in ambulanza all’ospedale. Il giudice Dario De Luca ha applicato al 31enne la custodia cautelare in carcere, ravvisando «gravi indizi di colpevolezza». «La vicenda si sviluppa in in terribile e pietoso contesto di marginalità. Si tratta di una coppia di soggetti sbandati - scrive De Luca - ma la donna ha dimostrato una sostanziale coerenza del proprio racconto».

Il giudice rimarca le testimonianze «convergenti» sia di uno straniero sia dell’amica. E sottolinea che lui l’ha trattata «come un oggetto di sua proprietà». Il 31enne è comparso ieri davanti al gip Andrea Rat per l’interrogatorio di garanzia, nel quale si è avvalso della facoltà di non rispondere. «Gli addebiti si collocano nel contesto di rapporti molto tesi tra ex - dichiara l’avvocato difensore Costantino Diana -. Bisognerà appro fondire la verità. Il mio assistito nega ogni accusa, anche di aver pronunciato la frase sulla ragazza cinese, e dice di averla prelevata al bar perché ubriaca e riportata a casa».