Si è parlato molto di Dad e poco di rapporti umani

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Matteo

Braghiroli*

Finalmente. E’ una grande gioia tornare in un’aula, rivedere volti amici al proprio fianco, ascoltare le lezioni in mezzo ad altri studenti. Per me, che sono studente universitario, era una possibilità che mi era negata dal dicembre 2019: un tempo infinito. E, in questo tempo infinito, in cui si è discusso soprattutto di didattica, di esami e di problemi tecnici, forse ci si è dimenticati di quanto, agli studenti, mancava la socialità e i rapporti personali. A tutti quanti noi, il fatto di non poter stare insieme e condividere momenti speciali, come, ad esempio, un esame di maturità, è mancato tantissimo. Per di più ho notato che, un po’ alla volta, ci si abitua alla distanza e all’assenza. Si tende a cogliere ogni aspetto polsitivo della didattica a distanza: ci si può svegliare tardi, non c’è il problema di dover prendere un autobus o un treno e si comincia a pensare che, alla resa dei conti, tutto questo è più comodo. Solo quando si riparte davvero e ci si ritrova insieme, allora si comprende quello che si è perso in questi mesi di lockdown e di didattica a distanza: la gita con i compagni di classe, la notte prima dell’esame da passare insieme, l’abbraccio alla fine dello scritto di italiano o matematica. Ecco perché questa ripartenza è importante e tutti gli studenti l’attendono con ansia e soddisfazione. In tutti è tornata una grande voglia di stare insieme, di vivere momenti di emozione comune e di ritrovare una normalità educativa e di rapporti sociali che è fondamentale per la crescita di tutti quanti noi.

*Studente universitario e consigliere comunale