"Si muore anche giovani, tanti i fattori di rischio"

L’immunologo di Unimore Cossarizza: "Non è solo l’età a incidere, ma anche il peso, il metabolismo alterato, la cardiopatia o il diabete"

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La tragica notizia di Martina Bonaretti scatena non poche riflessioni sulla potenza di questo virus. Martina aveva 21 anni e le sue condizioni fisiche sono state irreversibilmente complicate dal Covid. Sono tanti i fattori di rischio che possono contribuire a rendere più aggressivo un virus di questo tipo.

Andrea Cossarizza, immunologo e docente di Unimore, può spiegare meglio l’importanza dei fattori di rischio?

"Non è solo l’età a essere rilevante, lo sappiamo da un pezzo. Sovrappeso, metabolismo alterato, cardiopatia, diabete di tipo 2, sono tutti fattori di rischio gravi che possono portare a serie complicazioni in chi contrae il virus. Il tessuto adiposo è capace, in questi casi, di produrre molecole infiammatorie che peggiorano la situazione"

L’età è uno dei fattori, ma non l’unico o il più importante.

"Esattamente. Chi è avanti con gli anni è più esposto a determinate patologie, che si associano alla pressione alta, e sappiamo anche che il sistema immunitario inizia a lavorare diversamente, un po’ peggio. Gli anziani rientrano quindi nelle categorie a rischio, ma non solo loro, purtroppo. Bisogna aver chiara una cosa: questo è un virus mortale, che colpisce le fragilità. Beninteso che con ‘popolazione fragile’ non s’intende solo chi supera una certa età, ma chi rischia di essere più o meno esposto al rischio di mortalità. Le faccio un esempio per capire bene cosa intendo per rischio".

Prego.

"Se lei domani, con gli occhi bendati, attraversa la via Emilia in centro storico ha un rischio minimo di essere investito perché è zona pedonale, ma se attraversa la tangenziale è quasi matematico che possa avere un incidente mortale. Si sta esponendo in modo maggiore o minore a un pericolo evidente. Magari non succede niente perché lei fa parte di quel 2% ‘anomalo’ che attraversa dritto per dritto la tangenziale e si salva, o di quel 2% che incontra l’unica macchina che passa in quel momento in centro. Il rischio di finire male è proprio diverso, ovvero 98% contro 2".

Specialmente a Modena e Reggio si registrano gli aumenti di contagi più alti.

"Penso sia legato al fatto che il virus è arrivato in città, per così dire, e si è disseminato di più rispetto ai focolai periferici che abbiamo avuto a marzo. Detto questo non voglio generalizzare, ma mi sembra che l’attenzione della gente sia un fenomeno che scarseggia troppo spesso. L’età media dei contagiati si è abbassata per questo: troppa gente non ha tenuto conto delle precauzioni. Mascherine non indossate o indossate male, distanziamento nullo, scarso lavaggio delle mani, nonostante fossero misure già dette e spiegate milioni di volte".

Giulia Beneventi