Silk-Faw, slitta l’accordo sulla solidarietà

La Regione prima di dare l’ok vuole ancora garanzie sul progetto dall’azienda che intanto chiede ai manager di ridursi i compensi

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di Daniele Petrone

Prima di concedere gli ammortizzatori sociali, la Regione vuole garanzie sul progetto Silk-Faw. È questa la ragione dello slittamento – l’ennesimo rinvio di quella che ormai si è trasformata in un’odissea – dell’incontro che si doveva tenere ieri tra i sindacati (Cgil, Cisl e Uil) e la Regione, come aveva annunciato in piazza lunedì pomeriggio il segretario della Camera del Lavoro Cristian Sesena.

Il summit – che slitta al prossimo martedì – aveva l’obiettivo di ottenere un accordo sulla solidarietà per i sessanta lavoratori assunti dalla joint venture sino-americana che aveva annunciato oltre un anno e mezzo fa di volersi insediare a Gavassa con un maxi stabilimento produttivo di supercar elettriche sportive di lusso. Promesse mai mantenute, col rogito non ancora perfezionato ("Non abbiamo più sentito nessuno", continuano a ripetere, anche ieri, i soci proprietari del terreno) fino al mancato pagamento degli affitti degli uffici al Tecnopolo.

La Regione però, prima di dare l’ok all’accordo di solidarietà, vuole vederci chiaro. Se l’azienda dell’automotive garantirà che il progetto andrà avanti, allora l’assessore regionale allo sviluppo economico Vincenzo Colla darà l’assenso. Sarebbe una grave mancanza di rispetto nei confronti di quelle aziende che – seppur in difficoltà – hanno comunque continuato a produrre. Mentre Silk-Faw finora non ha sfornato alcunché.

Regione che peraltro aveva già stanziato oltre 4 milioni di euro di finanziamenti aiuto alla startup, fondi poi congelati dato che il maxi progetto non è mai decollato. Non è escluso che già oggi Colla incontri ufficiosamente o prosegua un’interlocuzione coi vertici dell’azienda.

Intanto sempre ieri c’è stato un faccia a faccia tra Giovanni Lamorte, amministratore delegato di Silk-Faw e i dipendenti che lamentano quattro mensilità di stipendio arretrate. Il dirigente ha spiegato che al 99% verrà siglato l’accordo di solidarietà, ma manca l’ok definitivo della Regione. Il piano prevederebbe che si lavorasse un solo giorno a settimana, con l’azienda che pagherebbe la differenza per colmare lo stipendio dei dipendenti. Inoltre l’a.d. avrebbe anche promesso che quei lavoratori che si sono dimessi o licenziati, potranno riottenere il reintegro o la riassunzione qualora il progetto dovesse andare avanti. Ma se qualcuno di questi dovesse procedere con una lettera di ingiunzione di pagamento, per l’azienda potrebbe arrivare il game over. E per i lavoratori si aprirebbe solo un unico spiraglio: la disoccupazione.

Accordo di solidarietà che non riguarderebbe però i manager coi quali si rischia di aprire un altro contenzioso. Stando a quanto detto settimane fa dallo stesso Lamorte in una mail di risposta – venuta alla luce grazie al Carlino – ai 17 dipendenti che avevano manifestato la volontà di chiedere la messa in mora della società, i dirigenti avevano rinunciato a due mensilità (che nel frattempo sarebbero diventate tre). Ieri l’azienda avrebbe messo i manager davanti a due alternative: ridursi sensibilmente i compensi in favore della continuità aziendale al fine di ridurre le uscite oppure licenziarsi. Nel corso di questi mesi diversi top manager hanno già abbandonato la nave; da Roberto Fedeli ad Amedeo Felisa (passati entrambi in Aston Martin) fino all’ex capo della connettività Theo Janssen (accasatosi in Ferrari) e ad altre figure di rilievo, tutte stelle – ora ‘cadenti’ – che avevano abbagliato durante gli annunci in pompa magna di un anno fa rispetto al reclutamento dei migliori del settore.

Infine, Lamorte avrebbe avuto un colloquio con Jonathan Krane, il presidente americano di Silk-Faw, chiedendo a sua volta garanzie sul progetto e soprattutto liquidità per poter operare a livello finanziario. Un ultimatum nell’ultimatum, in vista del confronto con la Regione. Questi dieci giorni finali di settembre dovrebbero essere quelli della verità. E sarebbe ora...