Omicidio a Reggio Emilia, la vicina: "Sono ancora sconvolta"

Parla la vicina che ha dato l’allarme "Ho sentito delle urla e sono uscita"

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"Ho sentito un trambusto pazzesco, mi sono svegliata di soprassalto e sono uscita".

Parla la vicina di casa di Paola Melli, la figlia di Tiziana Gatti, colpita a morte ieri mattina nella villetta a schiera dove abitava la figlia con l’ormai ex convivente Osborne Tukpeh Antwi, unico sospettato (e in stato di arresto) per il suo omicidio. E’ lei che ha visto la figlia uscire di casa con le mani sporche di sangue ed è lei che ha immediatamente dato l’allarme.

"Ho sentito un trambusto incredibile, un ’casino’ mai sentito. Come fossero mobili che si spostavano improvvisamente - racconta -. Vista l’ora, mi sono subito allarmata e sono uscita di casa. Ovviamente mi sono resa conto di quanto stesse accadendo ed ho subito dato l’allarme. Sono ancora sconvolta da quanto accaduto".

Ci sono due aspetti interessanti che emergono dai racconti dei residenti di via Rossini, nell’immediatezza della tragedia. La prima: sebbene si trattasse di una storia finita - quella tra Paola e Osborne -, non erano emerse avvisaglie che la vicenda potesse assumere questa piega così drammatica. Dall’altro il fatto che i due fossero una coppia molto educata, ma estremamente riservata. "In tre anni che sono venuti ad abitare qui - sottolinea un altro vicino - non li ho mai visti intrattenersi con qualcuno di noi residenti".

"Io lui lo conoscevo, ci salutavamo quando ci vedevamo - riprende la vicina che ha dato l’allarme -. Ma non ho mai avuto modo di interagire con lui a lungo. Era una persona seria e riservata. Di poche parole".

"La Tiziana? No, no. Lei la vedevo tutti i giorni - prosegue la donna -. Veniva qui tutte le mattine a prendere i figli (la coppia ha un figlio di quattro anni e un altro di 15 mesi circa, ndr). Uno lo accompagnava all’asilo e l’altro se lo teneva con sé, fino a quando non rientrava la figlia dal lavoro".

La signora Tiziana, infatti, una volta andata in pensione dal suo lavoro in un’azienda elettromeccanica sempre di Castelnovo, si dedicava anima e corpo a dare un sostegno alla figlia nel prendersi cura dei due bambini: "Questa era uno degli aspetti che più ci ha colpito in questi ultimi due anni - sottolinea un signore, amico di famiglia, visibilmente turbato dall’accaduto e per il quale ha chiesto discrezione e riservatezza -. Pur essendo molto conosciuta in paese, la sua vita ruotava attorno ai nipotini e a dare una mano a sua figlia. La quale, a causa del suo lavoro, prima in un’azienda di Rubiera e poi a Suzzara in provincia di Mantova, non era a casa. Quello che posso dire è che amava fare la nonna. Poi è chiaro, siamo, perché anche io lo sono, tutti neo pensionati che stiamo cercando di gestire al meglio una fase di transizione delicata come quella dal passaggio al lavoro attivo al post lavoro. E Tiziana, giustamente, aveva le sue priorità".

"Tiziana? E’ una donna bravissima - ci dice una dirimpettaia -. Una gran donna. La conoscevo, perché, anche io, la vedevo qui tutte le mattine. Ci salutavamo. Sinceramente mai e poi mai avrei pensato ad una dramma del genere. Ho sentito le urla e dei rumori questa mattina, ma, purtroppo ho perso mio marito qualche mese fa e da allora sono ancora scossa. Pensavo di essere io ad aver sentito qualcosa nella mia testa".

Purtroppo, invece, era la pura realtà.

Nicola Bonafini