Sull’assoluzione dei due cugini: "Scarsità di elementi di accusa"

La Corte d'Assise assolve Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq per mancanza di prove nell'omicidio di Saman Abbas, smentendo la tesi della Procura. Avvocati soddisfatti per la chiarezza fatta sul caso.

Sull’assoluzione dei due cugini: "Scarsità di elementi di accusa"

Sull’assoluzione dei due cugini: "Scarsità di elementi di accusa"

"Si evidenzia la scarsità degli argomenti esistenti a sostegno dell’accusa nei confronti di Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq". Sono motivazioni nette quelle messe nero su bianco dalla Corte d’Assise riguardo all’assoluzione dei due cugini imputati come "concorrenti morali e materiali" nell’omicidio di Saman Abbas. Un’assoluzione correlata alla caduta dell’aggravante della premeditazione.

Ijaz venne stato arrestato in Francia il 30 maggio 2021, un anno dopo il delitto. Mentre Nomanhulaq finì in manette il 14 febbraio 2022 in Spagna. Ma per i giudici, la loro non fu una fuga, bensì "un allontanamento". E sull’interpretazione di quest’ultimo i giudici di fatto smentiscono la tesi della Procura, sostenendo l’insussistenza delle prove. L’unico "materiale probatorio addotto a loro carico – si legge nelle motivazioni – sono il solo video del 29 aprile e delle dichiarazioni rese da Alì Haider in incidente probatorio, ove lo stesso aveva riferito che i due cugini avrebbero preso parte allo scavo, negando invece la partecipazione dei due all’omicidio la sera del 30 aprile 2021". Dichiarazioni definite poi "ondivaghe" e "concordate con lo zio Danish Hasnain".

Motivazioni delle assoluzioni che sono state accolte con grande soddisfazione da parte degli avvocati difensori Luigi Scarcella (per Nomanhulaq) e Mariagrazia Petrelli (per Ijaz): "Finalmente, nero su bianco, la Corte ha fatto chiarezza su tutti gli aspetti fondamentali di questa triste vicenda. Ha stigmatizzato tutto ciò che doveva esserlo. Pregiudizi, preconcetti ed errori della fase di indagine. L’anomalo sviluppo dibattimentale, che ha portato ad istruttoria ormai ultimata all’“irruzione nel processo di estemporanee propalazioni di soggetti detenuti”, così come alla sorprendente serie di dichiarazioni di Alì Haider, “del tutto inedite ma, si ritiene, non casuali”. A carico dei nostri assistiti è emersa l’assoluta mancanza di qualsivoglia elemento a loro carico, come già era evidente dalla fase di indagine. Anche con riferimento alle ragioni di responsabilità dei tre imputati condannati, la Corte ha optato per una ricostruzione propria, del tutto differente da quella dell’accusa. Della inattendibiltà, e del ruolo, di Alì Haider, va letta ogni singola riga scritta. Come già avevamo pronosticato (e non erano necessarie facoltà divinatorie), la Corte, anche per motivare le condanne, non ha minimamente attinto alle sue false dichiarazioni. Ci auguriamo, che da oggi, venga abbandonata quella narrazione completamente destituita di fondamento, che tanto si è voluto propinare".

dan.p.