Reggio Emilia, il padre di Sylvester. "Piango ancora per mio figlio"

Il padre del ragazzo morto alla fermata in viale Piave

Il padre di Sylvester

Il padre di Sylvester

Reggio Emilia, 20 luglio 2019 - Passeggia in quattro mattonelle davanti all’aula del tribunale. Soffia, sbuffa, sospira. E scuote la testa, mentre attende che il giudice emetta la sentenza. Tutto gli riporta alla mente suo figlio. 

Emmanuel Agyemang, papà del piccolo ‘Sylve’, è arrivato ieri dall’Inghilterra – dove vive da anni – per essere presente all’ultimo atto del processo di primo grado. Una volta finito, non riesce a trattenere le lacrime che con pudore tenta di nascondere sotto gli occhiali scuri. Ma le gocce continuano a scendere. 

«Ancora oggi quando a casa, in famiglia, vediamo le foto di Sylvester – dice indicando il foglio sulla vetrata dell’aula che riporta l’udienza – piangiamo. I miei figli mi chiedono dov’è… Sono passati cinque anni, ma non potremo mai dimenticare. Siamo andati via dall’Italia anche per non vedere più quella dolorosa fermata, ma è impossibile non ricordare un figlio. E ogni volta che vengo a Reggio, passo sempre a salutarlo, lì dove ora c’è il murales…». 

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C’è tutta l’umanità di un padre nelle sue parole, come quell’atto di chiamare l’ultimogenito ‘Angelo Sylvester’ (oggi ha tre anni e mezzo) per far rivivere in qualche modo, il loro ometto scomparso. Ma anche il rispetto per la legge, senza farsi sopraffare dal dolore o influenzare dalla condanna che poteva anche sembrare piccolissima agli occhi di un genitore col cuore spezzato. 

«Non commento quello che ha deciso il giudice che ne sa sicuramente più di me – dice – Credo solo che se ci fosse stata più attenzione, mio figlio sarebbe ancora vivo. Ci sono state delle negligenze, questo non è in discussione».

E il suo avvocato Andrea Pellegrini pone l’accento su quest’ultimo aspetto: «Questa sentenza è un ulteriore passaggio importante perché attesta una responsabilità anche sul piano penale. Resta grande amarezza perché è mancata umanità da parte di Seta. Nessuno ha chiesto scusa o inviato lettera alcuna di cordoglio ai genitori di Sylve. Ora andiamo avanti in sede civile col risarcimento». 

La famiglia Agyemang ha infatti ottenuto in primo grado il riconoscimento di una somma pari a 820mila euro a fronte di una richiesta da oltre un milione. Ma la Cattolica Assicurazioni ha finora versato solo 220mila euro, ‘congelando’ la restante parte in attesa dell’Appello a cui ha impugnato la decisione. 

«Sostengono una questione antipatica, ovvero che una fetta di colpa sia stata del ragazzo stesso – conclude il legale Pellegrini – Noi chiederemo un ulteriore risarcimento, stimato nella richiesta iniziale».