Truffa mascherine, Ragni:: "Corrotto con una bici?. Sarei stato a buon mercato..."

L’ex risk manager dell’Ausl sulla fornitura da 5,6 milioni di euro durante l’emergenza Covid: "Agii su mandato dell’azienda. Mi aspettavo una medaglia, non un avviso di garanzia".

Truffa mascherine, Ragni:: "Corrotto con una bici?. Sarei stato a buon mercato..."

Truffa mascherine, Ragni:: "Corrotto con una bici?. Sarei stato a buon mercato..."

Dottor Pietro Ragni, ex risk manager dell’Ausl ora in pensione, è iniziato il processo che la vede accusato di corruzione per la fornitura di mascherine chirurgiche all’epoca del Covid. Come la sta vivendo?

"A chi decide di fare il medico può essere anche richiesto di attraversare situazioni avverse in cui si legge la malafede laddove non c’è. Ma io nel 2020 agii affinché nessun operatore sanitario morisse. Sono sicuro del mio operato, anche se gli inquirenti danno una lettura diversa".

Questa vicenda giudiziaria nasce da un equivoco?

"Feci azioni per la comunità, nel momento di maggior bisogno, che poi mi sono state rinfacciate: è un’accusa infamante. Sono stato male per due anni, poi mi sono ripreso. Mi hanno supportato la famiglia, il mio avvocato Alessandro Nizzoli e tutta la comunità medica. Una decina di giorni fa mi sono anche sposato e cerco di vivere bene. Alla fine per me è una piccola avversità, sono tranquillo e certo che la verità verrà a galla".

Qual è la verità che lei intende sostenere?

"Così come l’ingegner Giovanni Morini (assolto in abbreviato, ndr), la nostra attività nel momento della pandemia fu rivolta a dare strumenti agli operatori sanitari per agire in sicurezza. Sentivamo parlare di morti...".

Su quali direttrici si mosse all’epoca Covid?

"Su mandato diretto dall’allora direttore generale dell’Ausl Fausto Nicolini, mi occupai di cercare nel mondo fornitori di mascherine: quelli ufficiali, infatti, erano rimasti a secco. Feci segnalazioni di persone ad altri decisori che poi dovevano valutare nel merito: ne feci più di una, dall’Italia, Israele, Thailandia... Consip indisse una gara pubblica, ma andò deserta".

Secondo l’accusa, le mascherine per 5,6 milioni di euro furono acquistate "grazie a un accordo corruttivo instaurato dai due imprenditori", Claudio Paris e Lorenzo Scarfone, con lei, "in cambio di una bici" che ricevette.

"Seppi da Scarfone, amico di mia moglie, che lui faceva da mediatore: feci una segnalazione che fu valutata, sottolineo, solo da altri soggetti".

La sua conoscenza di Scarfone poteva far sorgere il sospetto di corsia preferenziale?

"No. Allora fummo invitati a ricorrere anche alle nostre conoscenze: fu specificato in una mail".

Poi cosa accadde?

"L’Ausl ritenne affidabile questo canale: seppi dopo che acquistò oltre cinque milioni di euro di mascherine. E poi l’assessore alla Salute Raffaele Donini ci ringraziò pubblicamente".

Veniamo alla bici regalata.

"Era peraltro usata, in cambio di una fornitura da 5,6 milioni di euro di mascherine: mi sarei venduto molto a buon mercato... Invece il fatto che era usata rappresenta il segno dell’amicizia, non della corruzione. Scarfone l’aveva promessa a mia moglie nell’ottobre 2019: lui sapeva che la desideravo. Mi fu data il 15 gennaio 2021, il giorno dopo che cessai il lavoro. Secondo l’accusa, mi fu consegnata nel settembre 2020".

Nessun ripensamento?

"No. Ciò che feci allora lo rifarei. Mi aspettavo una medaglia più che un avviso di garanzia. E comunque non una coltellata, ma almeno un grazie".